Illustre possesore

01-06-04

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CATASTO ONCIARIO DI CRISPANO

         (Archivio di Stato di Napoli, Catasti onciari, Voll. 44-50)

 

ILLUSTRE POSSESSORE

 

Ecc.mo Sig. D. Guglielmo Antonio Ruffo ([1]) possiede come Marchese di questa Terra di Crispano i seguenti

CORPI FEUDALI

Mastrodattia ([2]) civile e criminale colle sue giurisdizioni delle prime e seconde cause

Possiede il ius d’esigere la gallina a fuoco per il quale per far cosa gradita all’Università e ai suoi cittadini si è contentato finora di esigere an. d. 19 e grana 20, cioè d. 15 sotto nome di Presento di Natale, e d. 4 e grana 20 sotto nome di galera di fravole, riserbandosi l’arbitrio di poter esigere la gallina a fuoco qualora volesse far uso interamente di sua ragione.

[Quest’an. d. 19 e grana 20 prima si pagavano sotto titolo di presento e regalo; ma da 10 anni a questa parte si pagano sotto titolo della gallina a fuoco feudale, citra però pregiudizio delle ragioni da vedersi sotto instromento per mano di notar Francesco Domenico Vitagliano di Napoli dell’anno 1616]

Possiede per causa di censi annui d. 29 de’ quali si ha notizia (e si riscuote da vari cittadini) solo d. 15,90

CORPI BURGENSATICI

Possiede nel luogo detto Belvedere un comprensorio di case per uso di osteria, forno e chianca ([3]), che sottosopra compensandosi gli anni fertili ed infertili se ne ricavano per causa d’affitto precedente accension di candela, la sotto(notata) quantità:

Dal forno consistente in una casa con diverse camere e bassi per detto uso con tutti gli ordegni necessari, cioè forno per fare il pane, diverse martore, stufa, ingegno per far maccaroni, ed ogni sorte di pasta, stalla per tenere gli animali ed altri comodi necessari e con pozzo avanti al forno an. d. 300

Nel quale forno si esercita il ius panizandi ab immemorabili ([4]), cioè dall’odierno Sig. Principe, come da’ suoi predecessori.

Dall’osteria, consistente in un basso grande con due altri bassi piccoli, ed un cortile murato intorno con sopra una camera grande con comodo de’ letti per li passagieri e due altri camerini an. d. 72

Dalla chianca consistente in due bassi an. d. 15                                             

Una grotta grande contigua al detto comprensorio fatta per uso di conservar vino ed altre robbe.

La Cappella vicina al detto comprensorio detta di S. Anna per celebrarsi ogni dì festivo per comodo delli affittatori con un basso scoverto annesso a detta cappella.

Devono però dedursi le spese, che annualmente vi vogliono, e d. 6 annui per accomodi dell’ingegno all’affittatore.

Possiede un pezzo di territorio denominato la Starza, arbustato, vitato e seminatorio, di capacità di moggia 66 quarte 6 e mezza quinta, giusta li beni del magnifico notar Gioacchino Servillo, da oriente, e vie pubbliche da tutti i lati, di rendita d’an. d. 600.

Possiede un pezzo di territorio arbustato, vitato e seminatorio, nel luogo detto Viggiano di moggia 31, quarte 6 none 4 e quinte 2, giusta li beni di D. Giuseppe Astone e D.a Maddalena Capone, di rendita di an. d. 240.

Possiede nel luogo detto l’Arco un giardino murato d’intorno fruttato di vari frutti, di moggia 14 quarte 5 e 2 none, con in mezzo pischiera di fabbrica, con aia di fabbrica, oggi servibile per uso di batter legumi, che produce esso giardino, giusta li beni di Antonio Castiello, di Orsola Guglielmo, e vie pubbliche, quale suole fruttare da fertile ad infertile la rendita di an. d. 180.

Devono però dedursi le spese, che annualmente vi vogliono per le piante ed accomodi del muro.

Possiede nel luogo detto il Boschetto un giardino murato all’interno, un basso per comodo del medesimo di moggia 2 in circa, giusta la massaria della Starza, e vie pubbliche, quale tra fertile ed infertile suole fruttare la rendita di an. d. 35.

Devono però dedursi le spese, che annualmente vi vogliono per le piante, e li accomodi del muro del giardino e del basso.

Possiede nel luogo detto l’Arco tre bassi per uso di centimoli ([5]), servibili tantum per detto uso, consistenti in due macine, con suoi ordegni addetti ad esse, ed altro comodo necessario annesso, che fra l’anni fertili ed infertili sogliono fruttare la rendita di an. d. 86 e grana 40, e si affittano precedente accensione di candela.

Devono però dedursi le spese che annualmente vi vogliono per l’accomodo delle case, e per le pietre, colonne, ferri, legnami e quanto altro necessita per uso di detti centimoli.

Possiede nel luogo detto la Seliciata un palazzotto consistente in due camere, e cucina, che suole servire per abitazione del Governatore, ed accosto vi è un giardinetto, che da qualche anno a questa parte suole affittarsi, e tra fertile ed infertile, suol dare la rendita di an. d. 4 e grana 50.

Devono però dedursi le spese che annualmente vi vogliono per le piante.

Sotto detto Palazzotto vi sono cinque bassi signati 12 e 13, n. 14, n. 15 e n. 16 ([6]) che al presente danno di rendita per causa di affitto an. d. 10,50.

Possiede nel luogo detto il Molino quattro bassi, giusta le vie pubbliche da occidente e mezzogiorno, signati col n. 17, 18, 19 e 21 di rendita an. d. 18.

Possiede nel luogo detto l’Olmo quattro bassi, signati di n. 4, 5, 8 e 9, giusta i suoi proprii confini, o piazze pubbliche, che al presente danno di rendita d. 7,25.

Da tutta la rendita di dette case dedur si deve la spesa dell’annue accomodazioni, e rifazioni.

Possiede nello stesso luogo detto l’Olmo un altro basso signato di n. 10 giusta li beni di Gennaro Capasso, e di D. Giuseppe Astone, che trovasi affittato all’Università per uso di bottega lorda ([7]), per an. d. 14, però in questo corrente anno non si esigge per esser caduto l’astrico.

Però non esercitandosi la detta bottega lorda può affittarsi solamente per an. carlini 30.

Possiede di più un altro basso signato di n. 7 affittato all’Università per uso di bottega lorda di pane e vino, sito in detto luogo all’Olmo, propriamente sotto il Palazzo dalla parte della strada detta la Seliciata per an. d. 14.

Di più possiede nel detto luogo all’Olmo propriamente sotto il Palazzo un altro basso per uso di chianca, seu macello, con altro picciolo annesso, affittato alla detta Università per an. d. 14.

Con avvertenza però che non esercitandosi in detti bassi la bottega di pane e vino, e del macello, non sono in alcun modo affittabili, né si può ricevere cosa alcuna.

Possiede nel luogo detto del Boschetto, seu la Massaria sette bassi signati colli n. 21, 22, 23, 24, 35, 26, 27 e 31 con tre camere, e camerino, cioè sopra quelli col n. 23 e 24 due camere e camerino, ed altra sopra uno di essi, giusta li suoi proprii confini della Massaria della Starza, via pubblica da tutti i lati, che danno di rendita al presente d. 36,70.

Si nota che in mezzo del cortile di detto comprensorio di case vi è un’aia rotonda fatta ad astrico di fabbrica per uso di batter le vettovaglie della masseria, con pozzo, lavatoio, forno ed altri comodi per servigio de’ pigionanti, nel qual cortile vi stanno due archi con due pilastri per uso di portone.

Possiede nel luogo detto l’Arco all’incontro il Palazzo Baronale quattro bassi signati due col n. 28, primo tempore uno, e gli altri col n. 29 e n. 30, che danno al presente di rendita d. 11.

Devono considerarsi l’annue accomodazioni.

Dippiù nella stessa Terra di Crispano, e nel luogo detto l’Arco l’Ill.e Marchese della medesima Terra per suo proprio uso possiede il palazzo Baronale, consistente in un cortile con stalla, rimesse, palmento, cellaio, carceri, picciolo giardino di fiori, ed altre comodità in detto Palazzo, con più camere sopra di esso, con due pozzi in detto cortile, che mai è stato affittato, e nel tempo che l’Ill.e Marchese non sta in Crispano vi tiene persona destinata per cura di detto palazzo, ed alla detta persona per detta causa si corrispondono in ogn’anno tomola 6 di grano, barili 8 di vino, 3 vinacciati, 100 fascine, due passi di legna e certa quantità d’uva.

Possiede tre bassi nel luogo dietro la Parrocchia della Terra suddetta, che uno di essi si è reso inabitabile, e diruto, che danno al presente di rendita an. d. 6.

Si deve aver considerazione degli accomodi, che in ogn’anno vi necessitano per impeciatura d’astrichi ed altri.

Esige dall’Università di Crispano per catapania ([8]) e portolania ([9]) cedutali an. d. 25.

Possiede detto Ill.e Marchese an. d. 83,88 di fiscali burgensatici sopra de’ quali vi si trovano assegnati an. d. 57,75 al Sig. D. Giovanni di Rubino per capitale di d. 1000, quali an. d. 83,88, quantunque burgensatici non sono soggetti a tassa, né a contribuzione d. 83,88.

PESI

Per legato di quattro maritaggi a donzelle povere di Crispano a ragione di d. 25 per ciascun maritaggio an. d. 100

Per legato di messe due la settimana da celebrarsi nella Cappella del glorioso S. Giuseppe eretta dentro la Parrocchial Chiesa di detta Terra an. d. 14,70

Per mantenimento di detta Cappella e per suppellettili, visita e altro an. d. 10

Per messe da celebrarsi in ciascheduna festa dell’anno nella Cappella di S. Anna eretta nel luogo detto Belvedere per comodo degli affittatori del forno, osteria e chianca an. d. 12,75

Per mantenimento, suppellettili, visite ed altro an. d. 10

Per provisione al mastro Erario an. d. 72

Per mantenimento di tre barricelli ([10]) an. d. 162

Per provisione del giurato ([11]) per mesi otto d’inverno an. d. 8 per mesi quattro d’està an. d. 6 che fanno an. d. 14

Per spese di lite, due avvocati e procuratori in Napoli an. d. 140

Tot. d. 553,45

VITALIZI

All’Ecc.ma Sig.ra D.a Giovannina Ruffo sorella di detto Ill.e Sig. Marchese, monica professa commorante nel venerabile Monistero di S. Giuseppe de’ Ruffi per suo livello tertiatim d. 165

All’Ecc.ma Sig.ra D.a Maria Antonia Ruffo sorella, monica professa nel venerabile Monistero della Sapienza per suo livello tertiatim d. 150

Tot. d. 315

ISTRUMENTARI

(a vari creditori, nessuno di Crispano)                                                                                                                    d. 1059

Collettiva dei Pesi tot. d. 1927,45

D. Giovanni Tovar ([12]), Marchese di S. Marcellino, erede della q.m Sig.ra D.a Francesca de Soria olim sua moglie, possiede:

Un comprensorio di case site nel luogo dove si dice la Massaria giusta li beni dell’Ill.e Principe di Palazzolo, consistente in sei bassi, pozzo, forno, lavatorio, due de’ quali stanno diruti e gli altri quattro dati in affitto (rendono in tutto d. 20)

Un comprensorio di case nel luogo dove si dice Congeria consistente in due camere, dodici bassi ed un giardinetto con pozzo, lavatoro ed altre comodità, giusta li beni di Salvatore Pagnano, sette bassi de’ quali sono inabitabili e gli altri dati in affitto (rendono in tutto d. 13,50)

Un giardinetto fruttato di quarte 5 in circa nel luogo dove si dice la Pigna, giusta li beni del Rev. Canonico D. Tomaso Mazari, dato in affitto a Domenico Cenella per an. d. 8

Un basso attaccato detto giardino, dato in affitto al detto Domenico Cenella per an. d. 4

Nel luogo dove si dice la Tavernola due bassi con stalluccia per uso di osteria giusta li beni dell’Ill.e Principe di Palazzuolo dati in affitto ad Aniello Consentino per an. d. 26

Dall’Università di detta Terra per istumentarii an. d. 8,50

(Inoltre varie annue entrate per interessi annui su capitali dati in prestito)

Territorii varii nella Terra di Crispano

Da Domenico Pellino di Frattamaggiore affittatore di un pezzo di territorio lavoratorio ([13]) e arbustato dalla parte di sotto e sopra di moggia 3 e quarte 2 sito nella detta Terra di Crispano nel luogo detto Belvedere per an. d. 32

Da Donato Capasso di detta Terra di Frattamaggiore per l’affitto di moggia 2 e quarte 2 di territorio arbustato e vitato sito in detta Terra di Crispano nel luogo di Belvedere da sotto e sopra per an. d. 22

Da Francesco Pagano di Frattamaggiore per l’affitto di moggio 1, quarte 4, none 3 e quinte 3 di territorio arbustato e vitato da sotto e sopra an. d. 14,44

Da Sossio Capasso di Frattamaggiore per l’affitto di moggia 2 e quarte 8 di territorio arbustato e vitato della parte di sopra e sotto sito in detta Terra nel luogo di Belvedere per an. d. 27

Da Caterina Pellino e Domenico Crispino, madre e figlio, per l’affitto di moggia 3 e quarte 6 di territorio arbustato e vitato in detta Terra di Crispano e detta Caterina e Domenico sono di Frattamaggiore an. d. 36

Da Francesco Crispino e Nicola Capasso di Frattamaggiore per l’affitto di moggia 2 e quarte 4 sito in detta Terra di Crispano, nel luogo detto di Belvedere an. d. 24,15

(Ricava in tutto) d. 123,73

 

 

 


([1]) Nato a Sinopoli il 10 giugno 1722 e morto a Cannitello il 17 ottobre 1782, figlio di Fulco Antonio Ruffo e di Teresa de Tovar, la quale era a sua volta figlia di Pietro, marchese di S. Marcellino e di Giovanna di Soria, marchesa di Crispano.

([2]) Ufficio di registrazione degli atti pubblici, in genere dato in appalto.

([3]) Macelleria.

([4]) Diritto di panificare da tempo immemorabile.

([5]) Con tale termine si indicava in particolare la pietra molitoria, ma si poteva intendere anche il mulino in senso lato.

([6]) Si riferisce forse, così come per i beni successivi, ad indicazioni che servivano a far individuare i vari beni stabili riportati su qualche piantina topografica, che però non si ritrova nei registri del Catasto di Crispano.

([7]) Bottega nella quale si vendevano generi alimentari.

([8]) L’ufficio di perseguire i reati in materia di frode fiscale. Come altri uffici giudiziari poteve essere dato in fitto a privati, ricavandone un utile.

([9]) La carico o l’ufficio di portolano, o, anche, il dazio che si doveva corrispondere per poter occupare l’area comunale a scopi commerciali.

([10]) Guardie armate del marchese incaricate di mantenere l’ordine pubblico.

([11]) L’ufficiali incaricato di sovrintendere all'ordine pubblico e alla sicurezza notturna del casale con l’ausilio degli armigeri (barricelli).

([12]) Giovanni Tovar era fratello di Pietro Tovar, già marchese di S. Marcellino, che aveva sposato Giovanna de Soria, a sua volta sorella di Francesca de Soria. Dal matrimonio di Pietro de Tovar e Giovanna de Soria era nata Teresa de Tovar, madre di Guglielmo Antonio Ruffo.

([13]) Il termine lavoratorio (nei documenti antichi si trova pure lavorandino, lavorativo) indicava il terreno che viene arato, e deriva direttamente dal latino laborare, che indicava appunto l’aratura. 

 

 

Ultimo aggiornamento: 01-06-04