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01-06-04

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 TEMI STORICI

 

La zona in esame

(Geom. Salvatore Giuseppe Savariso)

 

L’estrema vicinanza con l’antica d’Atella  ed i numerosi  reperti,  ritrovati  nell’area a  nord di Napoli,  testimoniano la pertinenzialità  di Crispano a quest’antichissima città.  L’appartenenza ad Atella è, quindi,  un dato certo ed è il nostro punto di partenza.   

 

L’area atellana  ha la seguente delimitazione geografica:

 

Sul lato 1) vi era l’asse etrusco formato da Capua, da Acerra e da Nola,   lungo questa linea,  esistevano due  città, ormai scomparse, Calatia presso Maddaloni  e Suessola presso Cancello.   Queste ultime rappresentavano, in pratica,  la porta d’ingresso al territorio Caudino, scenario delle guerre sannite.

 

Sul lato 2) vi è l’apparato vulcanico del Vesuvio,   da sempre, con le sue eruzioni,  plasmava ed  influenzava il territorio;  

 

Sul lato 3) vi era, oltre la romana, ma d’origine osca Liternum,  l’altro apparato vulcanico, i Campi Flegrei, nella cui orbita era situata l’aera greca, vale a dire Cuma,  Napoli e Ischia.  

 

Il lato 4) costituito,  in pratica,  dal  basso corso del Volturno, il sacro fiume agli Etruschi e  nella cui area settentrionale ricadevano le antiche città di Cales, presso Calvi Risorta e la sommersa città di Sinuessa presso Mondragone.   In sostanza la zona d’ingresso al Lazio. 

 

Crispano è ubicata nelle immediate vicinanze di Atella

 I recenti ritrovamenti, avvenuti  presso i comuni di Gricignano d’Aversa  e  d’Orta d’Atella;  più precisamente la scoperta di due insediamenti del neolitico finale (fine IV inizi III mill. a. C.),  fanno  ipotizzare un popolamento, forse non esiguo, dell’intera pianura campana già nel corso della seconda metà del IV millennio a. C.    

Ben chiaro che l’origine di un singolo territorio, ricadente nella zona sopra indicata,  è possibile solo attraverso  quei luoghi la cui storia è ampiamente documentata e riconosciuta come tale.  Di conseguenza  parleremo dell'origine di Crispano attraverso ricerche sull'antica città d’Atella e sulla millenaria Diocesi d’Aversa.

 

Le origini d’Atella:

 (Estratto da sito Internet)

 

Il nucleo di quest’antica città sorgeva in buona parte nell'attuale abitato di Sant'Arpino, al confine con i comuni di Succivo, Orta d’Atella e Frattaminore.     L'abitato, di forma rettangolare, aveva  una cinta muraria in parte ancora esistente.   All'esterno delle mura trovavano posto vaste necropoli osche, sannitiche   e romane.  

Spesso,  senza distinzione temporale s’indica  Atella  come   città osco-sannita, però      la sua origine  è  tuttora  incerta;  alcuni studiosi parlano di un’origine osca con ristrutturazione etrusca,  invece,   secondo Plinio,  gli abitanti più remoti  furono gli antichissimi

liburni, da cui Leboria (Terra di Lavoro).  

Non vanno dimenticati  i greci che,   tramite le vicine postazioni litorali,  esercitarono una discreta influenza sul territorio.

Possiamo, inoltre, ipotizzare  la presenza di  popoli  neolitici, visto anche che nel  territorio Campano coabitarono due realtà diverse, una rozza ed arcaica,  quindi  preistorica, e una civilmente evoluta.  La contemporaneità, tra storia e preistoria,  non deve stupirci, poiché  basta pensare che attualmente  esistono popoli viventi allo stato preistorico.

L’origine d’Atella è da ricercare, probabilmente, nell’intreccio evolutivo  tra i  popoli che affollarono la Piana Campana, comunque, verosimilmente, in un periodo di tempo a cavallo traVIII° e il IV° secolo a.C. , in merito a ciò  riportiamo notizie, di seguito alcune notizie circa i popoli che verosimilmente interagirono con le origini d’Atella.

LIBURNI

Secondo Strabone, abitarono Cuma e dintorni, qualche storico li ritiene affine ai Cimmeri  e ipotizza che la loro civiltà fu assorbita dall’unificazione con gli Osci

OSCI

Le notizie  sono alquanto scarse, ma alcuni storici  reputano questo popolo come  etruschi campani,  forse perche  la parola  “osci” non è dissimile da “tusci” cioè l’altro nome con cui gli etruschi sono conosciuti.     - E’ certo, poi, che gli osci abitarono quasi tuttal la Campania.     -  Molte popolazioni dell’Italia centrale avevano affinità linguistiche con gli Osci, infatti,  le lingue definite dai glottologi di tipo Osco erano parlate dai Volsci, dai Sabini,  dagli Umbri e dalle popolazioni sabelliche.    - Gli studiosi concordano che gli osci siano antecedenti o al massimo contemporanei alla presenza etrusco-greca in Campania.     

ETRUSCHI

La  presenza  etrusca nella  Piana Campana è stata riscontrata, principalmente,   nei seguenti  luoghi:   Volturnum, Nola,  Acerra,  Nocera,  Pompei, Ercolano, Sorrento, Markina presso Pontecagnano (SA), di altri quattro siti, Velca, Velsu, Irnqi e Urina,   non è stato ancora oggi possibile capirne la   localizzazione,    però alcuni  studiosi individuano in quel d’Aversa la città di Velsù e a tra  Fratte (SA) e Vietri sul Mare  il sito d’Irnqui.    -  Altre fonti  inseriscono,  nella lista della “Dodecapoli Campana”,  cosi sono chiamate le città confederate etrusche,   la stessa Atella,  Suessola e  Calatia  o  altre   città con il nome di Picentia e di Saticula.        -  Come in tutte le parti d’Italia anche in Campania le nicchie antropologiche  occupate dalla cultura Villanoviana, ossia uomini primitivi dell’eta del ferro, (tra XI e VIII secolo a. C.)  che praticavano il culto dei morti e costruivano manufatti d’elevata fattura,   furono sistematicamente conquistate dagli etruschi,  pare, infatti,  che questa civiltà abbia  sancito la fine della preistoria a scala nazionale abbia gettato le basi per l’identità   nazionale,  ribadita in seguito dalla potenza di  Roma.

SANNITI

La supremazia sannita nella Pianra Campana  è coincisa con la caduta della  Capua etrusca,  423 a.C.  -  Questo forte popolo, fatto di guerrieri pastori era  formato dall'unione di quattro tribù, come spesso elencano gli scrittori antichi:  i Pentri, i Carricini, i Caudini e gli Irpini.   - In seguito altre tribù stanzianti nell'Italia centrale, i Frentani,  si unirono alla lega Sannita.   - I Caudini e gli Irpini  furono le due tribu più esposte all'influsso greco della Campania,  quindi molto probabilmente furono  tra le prime tribu  sannite ad invadere l’agro Atellano.

I GRECI

La realtà magno-greca campana non si sottrae al clima di dubbi storici;  i  conclamati studi  che vogliono  Cuma prima colonia greca in Italia sono  messi in discussione, infatti, sembra che Ischia fosse la  più vecchia mentre alcuni studiosi propendono per Partenope-Palepolis ossià l’attuale Napoli.  Ulteriore confusione regna  sulla provenienza di questi coloni, secondo lo storico Strabone furono Ippocle di Kyme e Megastene di Chalcis, ambedue provenienti da cittadine dell'Eubea, a guidare i coloni, altri studiosi indicano  l’isola di Rodi come madre patria, altri  indicano in  Kyme, città dell’in Asia minore, la provenienza è  ciò attesterebbe come la spedizione dei coloni fosse in realtà composta da più gruppi di diversa estrazione geografica.

 

Notizie sull’antica Atella

(estratte da sito internet)

 

Atella nel 338 a.C.  seguì le sorti di Capua,  quando a seguito della conquista romana divenne municipio ed ebbe la cittadinanza senza diritto di voto.  Nel 215 a.C., continuando a seguire Capua, si diede ad Annibale, per questa motivo, nel 211,  venne semidistrutta dai romani e metà del suo agro confiscato. 

Parte dei cittadini furono esiliati a Calatia e le proprie case vennero invece occupate dai Nocerini a risarcimento dei danni che avevano subito da Annibale.    

In epoca  imperiale Atella   ridivenne  un centro abbastanza florido  ove, alla presenza di Augusto, Virgilio avrebbe letto le Georgiche. 

Atella divenne famosa in tutto il mondo antico per un genere teatrale in lingua osca, le Fabulae Atellanae, antichissime farse popolari di carattere buffonesco e osceno.   Di esse, rappresentanti i vari tipi contadini, sono rimaste note le maschere di Maccus il ghiottone (dal quale si fa discendere la maschera di Pulcinella),  di Bucco il chiacchierone, di Pappus il vecchio scimunito, di Dossennus il gobbo astuto.   All'epoca di Silla le Atellanae, abbandonata l'improvvisazione, diventavano un genere letterario, principalmente per opera di Lucio Pomponio e di Novio.          

Nei primi secoli del Cristianesimo, Atella divenne Sede Vescovile ed il suo vescovo più famoso fu S. Elpidio che, durante la persecuzione dei Vandali, giunse ad Atella ove, immediatamente fuori le mura di questa, avrebbe fondato una Chiesa nel 455 d.C., al momento della distruzione della Città da parte dei Vandali di Genserico. 

L'antica città è oggi ancora tutta da scavare,  attraverso diversi rinvenimenti succedutisi negli ultimi secoli, è stato possibile individuare il perimetro dell'antico centro del quale restano in parte visibili alcuni tratti delle mura.    All'interno della cinta muraria, a vista resta solo il cosiddetto "Castellone", rudere di una vasta aula termale del II secolo a.C

 

Maccus maschera delle “Fabulae Atellanae”

Reperto archeologico dell’antica Atella

 

 

 

I Longobardi

(estratto da una pubblicazione del dott. G. Libertini)

 

Dopo aver vissuto per circa quattro secoli (I-IV sec. dopo Cristo) nei territori nord-orientali della Germania, temuti nonostante il loro piccolo numero fra i popoli germanici vicini, quando nel V secolo si spostarono in Pannonia, nelle terre dell’attuale Ungheria, ed ebbero i primi contatti con la civiltà romana orientale, detta comunemente ‘bizantina’, gradualmente trasposero nel Santo Michele Arcangelo,  principe delle milizie celesti’, che con una spada fiammeggiante dava esecuzione alle volontà divine, il culto del dio guerriero Wotan. 

Nell'Apocalisse l'Arcangelo Michele è il capo degli angeli fedeli a Dio che scacciano dal cielo il drago e i demoni ribelli. San Michele nei dipinti e nelle sculture è di solito raffigurato con la spada sguainata mentre calpesta il diavolo nelle sembianze di un drago.  E' del tutto comprensibile quindi che i longobardi sotto l'influsso culturale dei bizantini, nel momento in cui si avvicinavano al cristianesimo, ne assimilavano in primo luogo gli aspetti che più si avvicinavano alle loro attitudini guerresche.

Nel 568 inizia l'invasione longobarda dell'Italia e dopo solo due anni già vi è il primo duca di Benevento, Zottone. Secondo la tradizione più volte in battaglia S. Michele Arcangelo accorse in aiuto dei longobardi di Benevento.

In Campania, i Longobardi dedicarono la Chiesa già tempio di Diana Tifatina, sul monte che sovrasta Capua antica, a questo loro potente protettore (S. Angelo in Formis). Anche la Chiesa di Casertavecchia (Casa Yrta; il centro già esisteva nell'anno 880 secondo la testimonianza di Erchemperto  è dedicata a S. Michele Arcangelo.

AllO stesso arcangelo è dedicato anche il Santuario di S. Angelo a Palombara sulle colline che sovrastano Cancello ed Arienzo.  In questo luogo trovarono un primo rifugio i profughi da Suessula, l’antica cittadina di origine osca sita circa un chilometro a sud-ovest di Cancello, allorché questa fu distrutta dai Napoletani nell'anno 880.  Nella stessa Suessula la Chiesa principale era dedicata a S. Michele Arcangelo.

I Longobardi tentarono fin dal loro arrivo in Campania di sottomettere Napoli.  Il loro primo assalto in grande stile fu condotto nel 581 congiuntamente dai duchi di Spoleto e di Benevento, ma questo assalto e tutti quelli che si susseguirono nell'arco di ben quattro secoli non riuscirono mai ad ottenere la conquista di Napoli.

Benché aspramente contese e con alterne vicende, i Napoletani mantennero per lo più il controllo di Acerra, Atella e Nocera.

Nel punto centrale di questa area di confine, turbolenta e non marcata da barriere naturali, in una zona boscosa e facilmente accessibile per chi veniva dalla valle caudina, e cioè da Benevento, e da Suessula, sede di gastaldato, i Longobardi eressero un luogo fortificato su una preesistente villa romana  e lo chiamarono con il nome del loro principale protettore:  S. Arcangelo.

Di qui dominavano i luoghi e i villaggi che ora hanno nome Crispano, Cardito, Caivano, Pascarola, Casolla Valenzano. Da S. Arcangelo si diramavano tre strade: la prima conduceva a Pascarola e Casapuzzano e di qui ad Atella; la seconda andava verso Caivano e Cardito e di poi anche verso Atella; la terza portava a Casolla Valenzano e di qui procedeva verso Napoli.  Da S. Arcangelo partivano molti degli assalti contro Atella, di cui in alcuni periodi i Longobardi riuscirono ad averne il possesso.  Da S. Arcangelo, infine,  partivano i soldati nelle incursioni contro le terre del ducato di Napoli o gli assalti per conquistare la stessa Napoli.

S. Arcangelo  era il primo avamposto a subire le incursioni e le controffensive dei Napoletani.

Non era sempre guerra peraltro. In quattro secoli furono firmati innumerevoli tregue, accordi e intese amichevoli. Ad esempio, vi erano molte terre fra i due ducati in cui i contadini pagavano il tributo ripartendolo fra le due potenze ed avendone in cambio l'interessato rispetto in caso di guerra.

 

La Diocesi Aversana

(estratto da sito internet)

 

Risale al periodo normanno l’istituzione dell’attual e sede vescovile e  Azolino ne fu il primo vescovo, intorno al 1050, come risulta dalla Bolla di Callisto.

In origine la Diocesi di Aversa, chiamata all'inizio anche Atellana per l'inglobamento dei Casali appartenenti alle diocesi di Atella e di Literno scomparse, era così costituita:   Aversa - Gricignano - Casolla - Casapozzano - Succivo - S. Elpidio - Orta d'Atella - Cesa - S. Antimo - Pomigliano - Fratta piccola - Crispano - Caivano - Pascarola -Teverola - Aprano - Casaluce - Frignano maggiore - Frignano piccola - Ducenta - Trentola - Lusciano - Parete - Giugliano - S. Cipriano - Casal di Principe - Bosco di Vico.

Attualmente, la Diocesi aversana è costituita da 96 Parrocchie, sparse in  29 comuni  di cui 19 in provincia di Caserta e 10 in provincia di Napoli.  I Sacerdoti e religiosi sono circa 1100 su una popolazione di ciera mezzo milione di abitanti.

Al governo della Diocesi si sono succeduti, sino all'attuale Pastore,  77 Vescovi, tra cui diversi Arcivescovi, due Patriarchi e 14 Cardinali.

 

I  Normanni

(estratto da sito internet)

 

Normanni, dal latino medievale northmanni, uomini del nord. Si tratta di una popolazione prevalentemente marinara e guerriera, stanziata lungo le coste della Scandinavia. Originariamente designati con il nome di vichinghi (forse guerrieri) compirono varie invasioni e scorrerie in Europa.

Le scorrerie in Europa occidentale si protrassero per tutto il IX sec., fin quando alcuni gruppi di normanni si stabilirono definitivamente nella Francia nordoccidentale, la Normandia, appunto.

Dopo il Mille, attraverso la via francigena, sia nelle vesti di pellegrini diretti verso i luoghi santi della cristianità, sia mercenari pronti a combattere per un pezzo di terra, i normanni giunsero a gruppi nell'Italia meridionale.

Fu facile, per loro, inserirsi nelle lotte interne di longobardi e bizantini, ottenendo ben presto terre e benefici. Rainulfo Drengot, nel 1028, ottenne la contea d'Aversa con i relativi casali, tra cui  Crispano, Frattapiccola e Caivano.

Presto, con i successi militari contro i bizantini in Puglia, i longobardi in Campania, e le forze pontificie, i capi normanni si divisero tra loro le precedenti contee. Nel 1059, Roberto d'Altavilla, detto il Guiscardo ottenne dal papa il ducato di Puglia e Calabria, e Riccardo Quarrel il principato di Capua. Alla fine del secolo Ruggero d'Altavilla, fratello del Guiscardo portò a compimento la liberazione della Sicilia dagli arabi.

 Nel 1127, il conte di Sicilia, e signore della Calabria, Ruggero II, prese il controllo del ducato di Puglia, ma le lotte fra i baroni e le città di Campania e Puglia, e il re normanno, si protrassero fino al 1139 quando ebbe il pieno dominio dell'Italia del Sud.

Nel 1194  l'imperatore svevo Enrico VI, in ragione del suo matrimonio con Costanza di Altavilla, unì la corona imperiale a quella di Sicilia.  Quello stesso anno, vedeva la luce un bambino che avrebbe fatto molto parlare di se: Federico II.

 

Gli Hohenstaufen

(estratto da sito internet)

 

Nobile famiglia tedesca, così detta dal nome del castello di Staufen (vicino all'odierna Friburgo in Brisgovia), i cui membri furono sovrani del Sacro romano impero e re di Germania e Sicilia.

La sua origine risale al 1079, quando Federico I, duca di Svevia, sposò la figlia dell'imperatore Enrico IV. Il loro secondogenito, Corrado III (1093-1152), fu eletto re di Germania nel 1138; il primogenito, Federico II di Svevia detto il Guercio, si imparentò con la casata dei Guelfi, duchi di Baviera, e alla morte del fratello riuscì a far eleggere al soglio imperiale il proprio figlio, Federico I Barbarossa (1123 ca. -1190), che cinse anche la Corona d'Italia.

A questi succedettero i figli Enrico VI (1165-1197), che sedette anche sul trono di Sicilia in seguito al matrimonio con Costanza d'Altavilla, e Filippo (1178 ca. -1208).

Nel 1212 venne eletto imperatore il figlio di Enrico VI, Federico II (1194-1250), re di Sicilia dal 1198.

L'ultimo imperatore della dinastia fu il figlio di Federico II, Corrado IV (1228-1254); alla sua morte il Regno di Sicilia venne retto da un figlio illegittimo di Federico II, Manfredi (1232-1266), che regnò in nome del nipote Corradino (1252-1268), figlio di Corrado IV; morto lo zio, Corradino intraprese una spedizione in Italia per reimpadronirsi del regno, contro Carlo d'Angiò (1226-1285), venendo però sconfitto e ucciso.

Un altro figlio illegittimo di Federico II, Enzo (1224-1272), assunse il titolo di re di Sardegna (1239), ma venne imprigionato durante una guerra contro Parma e Bologna; la sua morte segnò la fine della dinastia.

 

Chi erano gli Angioini?

(Geom. Salvatore Giuseppe Savariso)

 

Dinastia della contea d'Angiò, Francia nordoccidentale, il cui capostipite fu Folco I il Rosso (880-942).

Nel 1128 Goffredo d'Angiò  sposa la figlia di re Enrico I d'Inghilterra; dal matrimonio nasce Enrico II d'Inghilterra, il primo dei Plantageneti.

Gli inglesi ottennero l'Angiò nel 1204, ma la dinastia dei Plantageneti regnò in Inghilterra in linea diretta di successione fino alla morte di Riccardo II, nel 1399.

 La dinastia angioina di Napoli, fondata da Carlo I

 La dinastia angioina ungherese ebbe inizio quando Carlo Roberto, del casato di Napoli, venne incoronato re d'Ungheria con il nome di Carlo I nel 1308. La sua discendenza finì nel 1480.

Origine degli Angioini di Napoli

Carlo I d'Angiò (n.1226-m.1285), re di Napoli e di Sicilia (1266-1285), capostipite della dinastia, figlio di Luigi VIII, tra l'altro conte d'Angiò e del Maine.

Con matrimonio, contratto nel 1246, divenne conte di Provenza. Nel 1248 partecipò alla sesta crociata.

Nel 1254  estese i propri domini sulle  contee di Ventimiglia e di Cuneo.

 Sostenitore del papa nella lotta contro i ghibellini e la casa Sveva; nel 1266 sconfisse Manfredi  è con la decapitazione di Corradino popse fine alla dinastia degli Hohenstaufen.

 In seguito a questo ottenne  dal papa l'investitura del Regno di Napoli e di Sicilia. Nel 1270 partecipò alla disastrosa settima crociata. La sua politica e le eccessive imposizioni fiscali crearono un  malcontento fra i sudditi e nel 1282, in seguito alla rivolta dei Vespri, la Sicilia passò a Pietro III d'Aragona.

 

Da dove venivano

 

 

Angiò (francese Anjou), regione storica della Francia, corrispondente all'attuale dipartimento di Maine-et-Loire e, in 

parte, a quelli di Indre-et-Loire, Mayenne e Sarthe.

Dalla fine del IX secolo fu governata dalla casa d'Angiò,  tra le più  potenti dinastie di Francia.

La regione, nella seconda metà del XII secolo, fu soggetta ai re d'Inghilterra, ma conquistata da Filippo II Augusto nel 1204, tornò in possesso della Francia. Nel 1246 Luigi IX  concesse la regione  Carlo I d'Angiò (re di Napoli e di Sicilia).

Ducato nel 1297, mantenne una propria giurisdizione fino al 1480, anno in cui il re di Francia Luigi XI l'annetté alla corona francese. Nel XVII secolo l'Angiò divenne una provincia, posizione che mantenne fino alla Rivoluzione francese.

 L'antica capitale Angers, oggi principale centro della zona, originariamente fu abitata dagli andecavi, una tribù gallica che resistette a lungo ai romani.

Angers è una delle città più belle d'Europa, è provvista di edifici di notevole importanza artistica, tra cui la cattedrale di Saint-Maurice (XII-XIII secolo). Notevoli inoltre l'ospedale Saint-Jean, (XII secolo) attualmente adibito a museo;

 

 Chi erano gli Aragonesi?

(Geom. Salvatore Giuseppe Savariso)

 

Sovrani della casa d'Aragona che a partire dal 1282 regnarono in Sicilia e, dalla seconda metà  XV secolo, anche a Napoli. Il primo dei re aragonesi  in Sicilia fu Pietro III il Grande (Pietro I come re di Sicilia);

Nel 1282 con la ribellione dei Vespri siciliani e la contestuale fine della dominazione angioina sulla isola a inizio la dominazione aragonese sull'Italia meridionale.

Tra gli altri re aragonesi di Sicilia vi furono Federico II, (così chiamato per rievocare una continuità del suo governo con la casata degli Hohenstaufen) e Federico III il Semplice.

Con Martino II (1409-10) le corone di Sicilia e d'Aragona vennero unite e per la Sicilia iniziò l'epoca dei viceré.

Alfonso V il Magnanimo, nel 1442, iniziò la conquista del Regno di Napoli, salito sul trono nel 1443 con il nome di Alfonso I delle Due Sicilie, riunì in un solo regno tutta l'Italia meridionale.

Gli succedettero Ferdinando I, Alfonso II (1494-95), Ferdinando II e Federico I (dal 1496), che nel 1501 cedette la corona di Napoli a Luigi XII re di Francia.

Nel 1504 Ferdinando II il Cattolico si riconquistò la corona Napoletana, salendo sul trono con il nome di Ferdinando III.

Il regno di Napoli rimase legato alla Spagna fino al secolo XVIII, ma Ferdinando III fu l'ultimo sovrano aragonese.

 

Da dove venivano

 

 

Aragona (spagnolo Aragón), regione e antico regno della Spagna nordorientale, ai confini con i Pirenei, comprendente le province di Huesca, Saragozza e Teruel.

A nord e a sud il territorio è montuoso, mentre al centro si trova una pianura attraversata dall'Ebro.

Il capoluogo è Saragozza

Dopo che i romani sconfissero i cartaginesi durante le guerre puniche, nei secoli III e II a.C., l'Aragona divenne parte della provincia romana della Hispania Tarraconensis.

La regione fu preda dei visigoti alla fine del V secolo d.C.

Nell'VIII secolo e conquistata dai saraceni.

Nel 1035 Ramiro I fece dell'Aragona un regno indipendente che nel 1076 annetté la Navarra ed altri territori.

Nel 1137 l'Aragona si unisce alla Catalogna e a Barcellona divenendo una delle più importanti potenze navali del Mediterraneo.

 Tra il XIII e XIV secolo il re di Aragona s'impadronì delle Baleari, della Sicilia, della Sardegna e di Napoli.

 Nel 1238 gli aragonesi conquistarono la città di Valencia sconfigendo i mori.

 Nel 1469 in seguito al matrimonio di Ferdinando II di Aragona con Isabella I di Castiglia si regni di Aragona e di Castiglia.

 

Ultimo aggiornamento: 01-06-04