Archivio
2005
|
POESIE DI ETTORE LOMAGLIO SILVESTRI
TRATTE
DALLA RACCOLTA "IN MEMORIA"
Io ho visto
dentro i tuoi occhi
la morte
che consumava
milioni di corpi
lasciati marcire
al freddo
di Auschwitz,
ho visto
dentro i tuoi occhi
l'immagine
dell'odio umano
che corrompeva
la sua dignità
all'insano
fuoco di Auschwitz.
Io ho visto
nei tuoi occhi
le infinite lacrime
che bagnavano
le ossa esposte
al fetido
cielo di Auschwitz.
Milioni di ebrei
diventati cenere
o pasto per gli avvoltoi
per colpa di bionde
iene naziste
con i baffi
al posto del cuore.
Ma nel tuo cuore
ho visto
ancora tanta bontà ,
E' quella
che solo chi
ha conosciuto
il male assoluto
può donare.
9 marzo 2005
Dedicata ad un mio amico che si è salvato da Auschwitz
IN
MEMORIA
In memoria
Di coloro che furono ingannati
Tre volte
Dagli uomini
Che dovevano esser loro fratelli
In memoria
Di coloro che furono ingannati
Da fasce messe su un braccio
A distinguerli e a proteggerli
Come dicevano
Gli uomini
Che dovevano esser loro fratelli
In memoria
Di coloro che furono deportati
In un luogo senza uscita
Per lavorare e sopravvivere
Come dicevano
Gli uomini
Che dovevano esser loro fratelli
In memoria
Di coloro che furon uccisi
In una camera di disinfestazione
Per una doccia purificatrice
Come dicevano
Gli uomini
Che dovevano esser loro fratelli
In memoria
Dei sei milioni di ebrei
Ingannati tre volte
Fasciati, deportati ed uccisi
Da quegli uomini
Che dovevano esser loro fratelli
In memoria loro
Saranno i miei giorni
Perché
Possa sentirmi un po'
Loro fratello,
perché non vengano più
ingannati,
perché non vengano più
deportati,
perché non vengano più
uccisi.
15 marzo 2005
Ettore Lomaglio Silvestri
Presidente Associazione Culturale Sconfiggiamo la mafia
|
Partito della
Rifondazione Comunista
II°
CONGRESSO REGIONALE CAMPANO
3/4 DICEMBRE 2005
DOCUMENTO CONCLUSIVO
a cura di Rino Malinconico
|
Un deferente saluto e ringraziamento ai compagni di Rifondazione Comunista
per lo spazio concessomi.
Carmine Cristiano
Cresciamo Insieme
La mia vita settimanale da pendolare in treno mi
porta quotidianamente a contatto con molte persone, e non riesco a fare a
meno, di ascoltare le loro vicende personali, familiari e lavorative che a
volte le avvolgono in uno stato di totale sconforto. Operai, casalinghe,
impiegati, ma anche professionisti, insomma persone delle più disparate
categorie sociali, celandosi dietro un velo di rabbia, inveiscono contro
la società civile e contro chi è tenuto a muoverne correttamente la sua
organizzazione. Ma nel grande vociare quotidiano sul treno, ciò che più mi
colpisce è la disperazione dei giovani, i quali lamentano lo stato di
profonda crisi esistente, che impedisce loro di poter pianificare per il
futuro qualunque tipo di progetto. E da neo-laureato, ovviamente, mi
soffermo sulle considerazioni ed opinioni espresse da quei giovani che si
trovano in una fase lavorativa della loro vita simile alla mia.
Neo-laureati in giurisprudenza, in medicina, in ingegneria, in lettere e
così via, lamentano il profondo disagio con cui sono costretti a convivere
nei loro luoghi di lavoro, e il rapporto eternamente conflittuale con i
loro “domini”, vale a dire con quei professionisti a cui si sono affidati
per poter apprendere il lavoro che hanno deciso di esercitare in futuro.
Ciò di cui questi giovani più si lamentano, è del rapporto padrone-garzone
che i loro “domini” cercano di creare a qualunque costo, celandosi dietro
il motto” che se vuoi imparare il mestiere lo devi rubare”. Ma il
crescente stato di frustrazione di questi giovani neo-laureati trova
l’apice allorquando, nei momenti di sfogo e confidenza con amici e
parenti, ci si sente dire che il capo ha tremendamente ragione e che devi
soccombere a capo chino ad ogni sua pretesa ed anche isterico
comportamento. Tutti, insomma, sono convinti e riescono addirittura a
convincere, che se vuoi affermarti dal punto di vista lavorativo devi
“rubare il mestiere”. Ma mi sono sempre chiesto: ma un lavoro va imparato
o rubato? La differenza terminologica può apparire futile o addirittura
infantile, ma a mio avviso non lo è, e vi spiego il perché. Partendo dal
principio in virtù del quale se su 10 persone, 9 affermano la stessa cosa
ed una il contrario, non è assolutamente provato che l’una abbia
torto marcio e gli altri nove divinamente ragione, credo di poter
affermare che il comune modo di pensare “il mestiere va rubato”, crei un
danno non solo alla futura vita professionale del giovane ma anche a
quella dell’intera società. E questo per diverse ragioni: 1) Il rapporto
di estrema sudditanza in cui sono tenuti i giovani praticanti, crea a
costoro un profondo danno alla loro vita professionale. Lavorare in
condizioni di estremo disagio, senza alcuna forma di rispetto da parte del
“capo” incide sulla formazione del giovane professionista, il quale
frustato, demotivato, senza ricevere opportune linee guida, perde parte
del proprio tempo ad orientarsi fra le incongruenze e gli isterismi del
suo “dominus”, piuttosto che concentrarsi sull’apprendimento e la
preparazione. 2) Analizzare e far proprio il concetto che il “mestiere va
rubato e non imparato”, costruisce nel giovane professionista che si va
formando, una visione assolutamente criminalizzata del proprio mondo di
lavoro. Il collega con cui ci si incontra, non è ritenuto un valido
professionista con cui confrontarsi e scambiare esperienze per una
crescita lavorativa sempre più solida, ma è un concorrente che va
combattuto, perché sottrae clienti! Il giovane credendo di aver “rubato”
astutamente, con scaltrezza, nel miglior modo possibile il proprio lavoro,
si convince del fatto che il suo sapere, il suo modo di operare sia il
migliore; altrimenti perché avrebbe sprecato tanti anni a “rubare il
mestiere”, lui mica ha perso tempo!!! 3) Il professionista nella sua
accezione più ampia e quindi l’avvocato, il medico, l’ingegnere e così
via, cresciuti e formati con una tale pessima forma mentis, creano un
danno anzi addirittura sono un peso o per meglio dire sono assolutamente
inutili per la società. Partendo dal presupposto che chi si laurea, lo fa
anche grazie alle tasse pagate da chi non può permettersi di mantenere un
figlio all’Università, e che lo Stato investendo in cultura e formazione
lo fa ( quando lo fa ! ), al fine di preparare persone che fungano da faro
guida per la crescita della società civile, ebbene qualunque
professionista cresciuto all’ombra del motto “ tutti ciò che ho è mio,
perché Dio sa come me lo sono guadagnato” non aggiunge nulla alla realtà
che lo circonda. Vi prego di seguirmi nelle considerazioni. Vi siete mai
chiesti il motivo per il quale moltissimi professionisti rinunciano alla
vita politica o comunque ad interessarsi della res publica, della
cosa comune? La risposta data dai più è nota: “una persona affermata nel
proprio campo lavorativo difficilmente si immischia in un mondo così poco
pulito come quello della politica, è la regola “! Ebbene vi posso
assicurare che non esiste niente di più falso che di questa affermazione.
Mai e poi mai, un medico, un avvocato, un professionista qualunque ha
elogiato i propri colleghi ed il proprio mondo di lavoro: anche questo per
loro è sporco! La verità è un’altra. Se per affermarsi lavorativamente è
necessario essere furbi, scaltri, ladri, ingannare; se ai giovani viene
indicata la via dei compromessi; se si inculcherà nelle loro menti il solo
principio dell’individualismo, dell’affermazione personale che va
raggiunta ad ogni costo, ebbene questi impareranno, ovviamente, nel
peggior modo possibile, a gestire e ad organizzare solo il proprio lavoro,
il proprio profitto. Coloro sui quali si investe per la crescita della
società, non scendono in campo politico, non si interessano di politica,
poiché sono stati formati pensando esclusivamente in che modo essi,
vilmente, possono affermarsi. Questi professionisti non sanno in che modo
possono mettere a disposizione degli altri il loro sapere, le loro
conoscenze; non è stato loro insegnato in che modo è possibile farlo. Per
contro, poi, ci sono casi in cui, professionisti affermati intendono
crescere nel mondo politico allo stesso modo in cui l’hanno fatto nel
campo lavorativo. Concludo ricordando a tutti che il “ mestiere va
insegnato dal maestro e imparato dall’allievo e non rubato”. Il diritto,
la medicina, la biologia, la letteratura e così via, sono valori portanti
dell’intera umanità, sono di tutti, e non di chi ritiene di essersene
appropriato.
|
Comunicazione
Antagonista
Io credo che la struttura del partito, così come è stata finora, debba
cambiare radicalmente: si deve lasciar spazio ai giovani che si sono
formati nelle organizzazioni di base, culturalmente diversi dal Partito ma
ugualmente antagonisti.
Il Partito deve rapportarsi ed intrecciarsi con quelle organizzazioni di
base che giorno dopo giorno portano avanti le lotte. Oggi i partiti
appaiono e scompaiono ogni quattro anni, nel periodo delle elezioni, senza
più rapporti con le masse popolari. Nel terzo millennio il Partito o i
Partiti Comunisti si muovono come un normale partito, cercano ed attivano
i militanti solo per le elezioni. La conseguenza è il notevole distacco
tra i dirigenti che militano in Tv e le basi che invece militano nelle
realtà precarie. Senza questo radicale cambiamento un partito che si
definisce di sinistra, almeno, non può che morire oppure apparire solo con
la faccia di sinistra.
Noi abbiamo protestato, siamo stati espliciti ed abbiamo detto che non
eravamo d’accordo con il modello di partito che c’era nel vecchio PCI e
che in parte rimane ancora e non ci piacerebbe militare con qualcuno che è
anche un “fascista di sinistra”.
Le preoccupazioni di questi pseudo-compagni sono soltanto rivolte a
diffamare le persone e le realtà senza presentare progetti alternativi e
credibili.
Anche Crispano, nel suo piccolo, ci insegna che solo dal basso si cambia
il presente stato di cose:
1979 Alternativa Democratica ed alcuni anni dopo con il Movimento
marciapiede: convegno vico San Gennaro con ex Sindaco Sossio Casaburi per
la zona industriale.
Ed ancora, negli anni ’80 la dura e ferma opposizione alla giunta DC + PCI
su come spendere i soldi 219 ed il recupero degli strati sociali più
decadenti ed emarginati del paese.
Infine, l’abbattimento del muro della scuola elementare, per creare un
punto di aggregazione per i giovani e non.
Questa è stata una vera e propria autogestione contro tutte le forze
reazionarie, conservatrici e clericali che c’erano. Era una vera primavera
crispanese, dove c’era la partecipazione popolare e di base, tre giorni di
arte, cultura e finalmente la prima esperienza partecipativa e collettiva.
In quella esperienza ci furono numerose partecipazioni a manifestazioni
nazionali ed internazionali oltre alla locale Sagra del Pollo, dove i
musicisti di Crispano, che erano negli scantinati a suonare la loro
musica, ebbero l’opportunità di uscire all’aria aperta e suonare per la
città.
Si! Siamo stati capaci anche di fare solidarietà dal basso partecipando ad
un progetto per l’acquisto di una pompa ad immersione per portare acqua
tutto il giorno ad una cooperativa ( Nuevo Horizont) che è formata da ex
guerriglieri guatemaltechi .
Si! Ho avuto l’opportunità di conoscere Rory, nome di battaglia, che ha
fatto 36 anni di guerriglia mentre gli squadroni della morte ed i golpisti
gli ammazzavano quasi tutta la sua famiglia, sotto l’indifferenza
dell’occidente e con l’aiuto dei caschi blu.
La realtà di base ed i comunisti crispanesi parteciparono con la somma di
€ 30,00 e Rony mi ringraziò con tutta la sua umiltà e mi disse di salutare
questi cattolici illuminanti ed i comunisti di Crispano.
Oggi, io penso e propongo di attivarci in questo paese per fare delle
battaglie contro il lavoro nero e lo sfruttamento delle classi operaie nei
diversi settori locali: pezzamificio, macellazioni di polli e
nell’edilizia.
I proletari crispanesi vengono calpestati nel quotidiano e sognano il
Diritto che non c’è!
Dobbiamo attivarci per le case popolari e dare la possibilità alle persone
di avere un alloggio popolare, senza dover fare
un mutuo di 30 anni per il diritto alla casa.
Creare il senso di comunità nei rioni e quindi per ognuno di essi un
responsabile portavoce di ogni cittadino che vive in esso. Queste sembrano
le parole del compagno Gennaro Ippolito, piccolo grande uomo, il quale
parlava sempre di questa democrazia partecipativa.
Bisogna avere coraggio ed umiltà!
Per fare questo ci vuole che anche la gente si mobiliti e riesca a fare
sua la politica Liberandola dalla felicità privata per restituirla a
quella Pubblica…
Forse per strade diverse ma con lo stesso obbiettivo finale: giustizia
sociale contro il potere del capitalismo e per l’autonomia dei popoli
oppressi e per la loro autodeterminazione.
Semplicemente “BAINETTA”
|
|
Don Joao, il prete che parlava
di Gesù e del Che
di
Darwin Pastorin
«Ti
ricordi di don Joao?». Il sole è tiepido, in questa ultima mattina di
giugno, a San Paolo del Brasile. La chiesa è ai piedi della favela. Sul
piccolo campetto, alcuni bambini giocano a calcio. Uno, il più piccolo,
indossa una maglietta sgualcita del Palmeiras con il numero sette. La
domanda mi arriva al cuore, improvvisa. Io e Rodrigo stavamo parlando di
Lula, dei suoi sforzi, della sua fatica, di come è difficile essere un
presidente di sinistra in Sudamerica. Ma che Lula, alla fine, ce l'avrebbe
fatta: perché non era più possibile tornare indietro. «Almeno voi avete un
presidente operaio per davvero», ho tentato di sorridere.
«Ti ricordi di don Joao?».
Come potrei dimenticarlo, Rodrigo. Il suo sorriso, le sue mani grandi, i
suoi miracoli reali: quanto pane ha distribuito, quanti ragazzi ha
salvato, quanto forte si levò la sua voce contro i dittatori, i padroni
senza scrupoli. Conobbe la prigione, una prigione durissima, per aver
parlato di socialismo, per essere uno dei leader della teologia della
liberazione, per aver invitato il popolo ad alzare la testa e a non
accettare i soprusi. Parlava di Gesù e del Che, dopo la messa andava tra i
diseredati.
Raccontava di San Francesco e
di Sacco e Vanzetti, discuteva di Karl Marx e del Nuovo Testamento, di San
Paolo e di Gramsci. Consumava i suoi sandali, in quelle strade strette,
strade di polvere e speranza. Sul suo corpo, erano visibili, come
stimmate, i segni delle sevizie, delle torture. Ma mai una volta cedette
ai ricatti dei suoi aguzzini.
Mi arriva il pallone tra i
piedi. Tento un tiro, goffo. Il bambino con la maglietta del Palmeiras mi
prende in giro: «Forse sei più bravo in bicicletta!». Rodrigo mi invita ad
andare a prendere un caffé al bar vicino. Ci sediamo all'aperto. Un gatto
grigio mi guarda, curioso. La radio racconta di un incidente stradale a
Marilia. Parla un testimone: «Forse il conducente del pullman aveva bevuto
troppo». Fine del collegamento. Subito la pagina sportiva. Il Botafogo è
rinato. Ha battuto anche il Flamengo, 3-1. Il presidente promette nuovi
acquisti. Continua, invece, la crisi del Vasco da Gama.
Tutto sfuma, nel riverbero
della memoria. Conobbi don Joao quando era ormai vecchio. Ma non stanco.
Guardavo i suoi piedi, segnati dalle piaghe. I sandali, sempre quelli. I
sandali di un uomo che non aveva mai smesso di camminare, di cercare la
ragione, la verità. Un uomo che aveva abbracciato la fede e l'utopia. Io
ero un giovane giornalista che inseguiva storie, soprattutto di sport. Mi
aveva parlato di don Joao un famoso inviato in Sudamerica.
Don Joao mi diede
appuntamento davanti alla chiesa. «Vieni, facciamo una passeggiata.
Entriamo nella favela». Eravamo al crepuscolo, larghe ombre si stavano
impossessando della imminente notte. «Tu, credi?», mi domandò, con la sua
voce calma. Allargai le braccia: «Ho mille dubbi. Ma sì, credo. A modo
mio. Credo, soprattutto, nell'uomo. Nell' Nuovo. Perché, don Joao, non
proviamo a creare il paradiso sulla terra?».
Don Joao mi narrò la sua
storia. La nascita in una povera casa a San Paolo, il padre assassinato
dai militari per le sue idee comuniste. La madre costretta a spaccarsi la
schiena nei lavori più umili: mattino e pomeriggio nelle abitazioni dei
ricchi, la sera come cameriera in un ristorante malfamato. Joao era il
quarto di otto figli. Cominciò a lavorare come lustrascarpe alla stazione,
sin da piccolissimo; e intanto leggeva, e studiava. La lettura del Vangelo
lo illuminò: «Questo Gesù è un rivoluzionario. Io voglio far parte del suo
progetto, io diventerò la sentinella del suo messaggio universale». Entrò
in seminario, divenne sacerdote, chiese di andare tra gli umili. Dal
pulpito, predicava la pace. E la rivolta: «Noi non possiamo accettare di
essere sfruttati». Puntava il dito indice contro i signori ben vestiti in
prima fila e le loro mogli ingioiellate: «Voi, sì voi: dovete dare se
volete ricevere. Vi conosco, uno per uno. So chi siete e cosa fate. Voi
pensate al denaro e al potere, non avete rispetto, non conoscete la
carità». Poi, prendeva di mira i militari: «Vergognatevi! Un giorno questo
paese si libererà di voi! Vi puniranno il popolo e Dio!».
Lo andarono a prendere in
piena notte. Mentre scriveva il suo diario. Per tre mesi, venne rinchiuso
in una lurida cella: «Chiedi aiuto al Signore, tu che puoi!», lo derideva
il suo carceriere, un sergente grasso, senza qualità, che parlava e
sputava, sputava e parlava. Venne liberato per un rigurgito di coscienza
di un colonnello: «Meglio vivo che morto. Meglio evitare guai. In fondo,
le parole non hanno mai ferito nessuno. Gli diremo di essere più cauto,
più controllato».
Don Joao più cauto, più
controllato? Riprese come prima, con più furore, con accuse precise,
facendo nomi e cognomi. Divenne un simbolo, una bandiera. La gente lo
proteggeva. Non riuscirono più a fermarlo.
Mi disse, prima
dell'abbraccio finale: «Sei un bravo ragazzo. Non scendere mai a
compromessi con la tua dignità. Non smettere di credere nella pace e nella
libertà. Non farti condizionare dalla fama, dal successo. Impara a
guardarti attorno, troverai ogni volta una mano da stringere, una bocca da
sfamare. Ora vado a dare da mangiare ai gatti randagi».
«Don Joao è morto l'altra
sera - mi dice Rodrigo - circondato dai suoi poveri e dai suoi gatti.
Prima di morire, ha sussurrato: "Mai smettere di lottare". Sarà per sempre
il nostro santo».
Il gatto curioso mi salta in
braccio. Gli offro un po' di zucchero. I suoi occhi sorridono. Sono occhi
che conosco.
PS: Questo racconto è
dedicato a Frei Betto
(Liberazione, 15 Maggio 2005)
|
Donna
Tutti parlano di “LIBERTA’”, la gente, la TV, i
giornali…
è un tesoro che fa gola a tutti!
L’ uomo conosce il concetto di libertà fin
dall’infanzia e più si cresce e più è difficile essere liberi di scegliere
della propria vita, liberi di scindere ciò che “PER TE E’ GIUSTO” da ciò
che “CHE PER TE E’ SBAGLIATO”, senza che ci sia qualcuno pronto a
scaricarti addosso giudizi e a rinfacciarti quello che “a detta di tutti”
sono i tuoi errori.
Questo discorso vale per le cose stupide e
insignificanti, ma ancora di più per quelle “TUE” scelte personali di vita
che non sempre sono condivise da chi ti sta intorno.
Sto parlando per esperienza personale, in quanto sono
una donna separata che, proprio nel momento di maggior bisogno, si è
trovata contro tutte le persone che credeva amiche… per tutti dovevo
continuare all’infinito a farmi insultare e calpestare dal mio ex marito,
senza regalarmi la possibilità di essere felice e libera.
Purtroppo, dopo essermi liberata dalla prigione di un
matrimonio, che mi stava consumando, i miei problemi non sono finiti;
perché se sei una donna ancora giovane e piacente devi avere a che fare
con uomini che credono che solo perché non hai più un marito sei disposta
ad accogliere a braccia aperte il primo che vuole portarti a letto.
In tutto questo, poi, ci sono anche i figli, verso cui
nutri i maggiori sensi di colpa (anche se effettivamente colpe non ne hai)
che solo perché non hanno una famiglia “normale” vengono additati ed
emarginati, visto che, in paesini come il mio, per una donna, separarsi è
come commettere un reato.
Però, sia io che i miei figli stringiamo i denti e ci
facciamo forza a vicenda, sperando che sia vicino il giorno in cui la
libertà possa davvero diventare un diritto di tutti per non essere più
solo il lusso di pochi.
|
Leali, alleati ma
diversi.
Sono giorni, quasi mesi
ormai, che nel nostro paese sussistono due realtà parallele:
l’inconsistenza di una parte della politica e dei suoi uomini e l’assenza
della cittadinanza.
Come su binari paralleli corrono nel nostro quotidiano
due ruote, distinte, apparentemente anche indipendenti, ma che trasportano
un problema solo:
l’assenza della Politica e dei suoi strumenti nella vita del paese.
Questo vagone carico di esplosivo, velocemente ed inesorabilmente, fila su
tali ruote e siffatti binari.
I “politicanti” locali di destra e di sinistra, troppo
occupati e preoccupati da questo evento nuovo, insolito, ovvero
straordinario, si impegnano e si esprimono sempre e solo per la
risoluzione di tutti i loro problemi:
lo scioglimento del consiglio comunale.
Da un lato, infatti,
la coalizione di centro-destra, spera, e si occupa di cavalcare
l’onda populista delle sentenze di piazza, già preannunciate e pubblicate
da tempo come eventi a loro estranei, quasi dimenticandosi che essa è la
stessa banale e scellerata Amministrazione che ha già guidato questo paese
e quindi è stata mandata via dai cittadini. Dall’altro, poi, il
centro-sinistra, tormentato dalle rotture dei propri equilibri interni, si
preoccupa sempre e solo della stessa cosa: la candidatura del nuovo
Sindaco. Come se il Sindaco fosse l’icona di chi è il più potente e/o
prepotente nei e tra i partiti della coalizione.
Questa è la realtà politica
locale, quella che corre sul primo di quei due binari di cui sopra, e che
incarna solo, purtroppo, la prima metà del problema.
E sul secondo binario,
invece, cosa viaggia? Ovvero, la cittadinanza cosa pensa? E’ realmente
presa dalla sentenza sullo scioglimento del consiglio comunale?
In verità, vi dico che sull’altro binario viaggia,
semplicemente, l’altra metà del problema:
lo sconforto e la rassegnazione per un sistema di cose che non può e non
vuole cambiare.
Quindi i due scudi rotanti,
lontani, distinti, l’uno che non vuole sapere nulla dell’altro, sono
entrambi, inconsapevolmente, naturali vettori di uno stesso vagone saturo
di pena e distruzione.
La rassegnazione da un lato
ed un sistema politico stupido e scorrelato dal contorno dall’altro, come
due vite parallele, vivono ed avanzano nel nostro quotidiano verso
l’annichilimento del nostro futuro e del nostro paese.
E noi? Noi comunisti, cosa
possiamo fare? Come possiamo rompere, dall’interno o dall’esterno di
questo complesso sistema di binari, ruote e vagoni?
In verità, vi dico
che una sola soluzione è ammissibile. Ognuno di noi ha il dovere morale e
civile di avvicinarsi alla Politica, per rompere ogni forma di
parallelismo, arrestando la corsa di questo treno sciagurato “cancella
futuro”.
Usciamo, tutti,
dall’indifferenza! La Politica è Essenza alta, è Progettualità, è
Solidarietà, è Cultura, è la più alta forma di Carità, è la Risoluzione
dei problemi.
Nunzio Cennamo
Crispano, 27 Novembre 2005
|
L’Uomo è Amore per la Politica!
Dando per scontato che il paese e la cosa pubblica sono stati governati da
persone responsabili e che sicuramente le scelte importanti effettuate per
migliorare il senso estetico del paese ci sono gradite (vedi la bella
villa comunale e la scuola elementare ristrutturata con un buon senso
estetico) voglio esprimere quanto segue.
Le questioni socio – culturali, a parte la sfilata annuale ed i balli in
villa comunale, e le politiche per il lavoro e la casa, come sono state
gestite?
Allora, vi domando e mi domando:
(forse?) Può essere sfuggito qualcosa a qualcuno e, nella confusione e nel
ricercare consensi a tutti i costi, si è potuti essere nell’agire un po’
superficiali?
(forse?) L’ombra e le mani di opportunisti speculatori, per vie diverse,
travestiti da buoni samaritani, possono aver preso parte, anche
indirettamente, alla gestione della cosa pubblica?
(forse?) Sarà accaduto che ci si è preoccupati molto delle risorse per
ristrutturare ed abbellire l’appariscente trascurando, inevitabilmente e
gravemente, le questioni non estetiche, non appariscenti, come quelle
socio-politiche?
Dopo tutte queste domande, le cui risposte le lascio a voi, la cosa che mi
rassicura è il fatto che a detta dei diretti interessati, e non solo, essi
si confessano persone oneste e leali. Ed io, fino a prova contraria, ci
credo!
Con serenità attendiamo il giudizio del TAR e che la vita politica locale
torni al più presto nella normalità,
per riorganizzarsi poi, per risolvere le vere problematiche e le
reali esigenze che i nostri cittadini avvertono.
Concludo invitando i conservatori, sia di destra che di sinistra, a fare
un passo avanti per dare il loro personale apporto nel migliorare il
nostro paese.
L’alternativa è il solito passo indietro: l’uso, poco chiaro, dei mezzi di
informazione e le peripezie delle manine nelle stanze dei bottoni.
L’uomo è amore per la politica e la politica non è una professione per
l’uomo!
Pasquale Savino
Crispano, 27 Novembre 2005
|
MANIFESTAZIONE
PER L¢ONESTA’
E LA TRASPARENZA
Contro decisioni effettuate con norme che non
aiutano a costruire il miglioramento e l’affermazione piena dei contenuti
propri della Legalità e della Trasparenza nella Pubblica Amministrazione
manifestiamo per quanto segue.
L'Amministrazione Comunale guidata dal Sindaco
Carlo Esposito, con i voti anche di Rifondazione Comunista, ha delineato
iniziative Politiche-Programmatiche per dotare il nostro paese di
infrastrutture minime ed indispensabili ad un vivere civile, utili per un
miglioramento della qualità della vita, quali: la villa comunale, il
palazzetto dello sport, la zona industriale e la riaffermazione dei
contenuti del piano regolatore generale contro i disegni oscuri e
scellerati della vecchia Amministrazione del Centro Destra.
Contro tutti coloro che fuori dalle
regole basate sulla trasparenza e sull’onestà vogliono arrestare il
processo di Emancipazione e di Liberazione del Popolo di Crispano.
Contro tutte le prevaricazioni, le
omissioni e le ingiustizie che permettono la costituzione di dittature di
Maggioranza a discapito della Democrazia e della Partecipazione Popolare.
Contro tutti quelli che continuano a
concepire la Politica come una serie illimitata di strumentalizzazioni ed
occasioni finalizzate ad aumentare il proprio consenso populista
MANIFESTIAMO
sicuri che giustizia sarà fatta, che tutto sarà
chiarito e che si potrà continuare con maggiore maturità e partecipazione
a lavorare, nell’Unione per l'Ulivo, verso un maggiore ed efficace
sviluppo del nostro paese.
SI INVITANO TUTTI I
COMUNISTI A PARTECIPARE IN MASSA
PIAZZA FALCONE E
BORSELLINO
DOMENICA 27 NOVEMBRE
2005 ALLE ORE 11,00.
Crispano, 20 Novembre 2005
|
Oltre lo scioglimento,
la Politica.
Vedremo i fatti; ma,
per l’intanto, lo scioglimento del Consiglio Comunale ci impone comunque
una riflessione politica.
Per noi, in democrazia, la Legalità e la Trasparenza vengono al primo
posto. In ogni caso. Ed è sempre più urgente, proprio per questo, una
riforma profonda della Politica e del modo di fare politica. Certo,
facciamo ben fatica a credere che l’Amministrazione Comunale di Crispano
abbia avuto collusioni, convivenze, e, per dirla chiaramente, non crediamo
che i poteri occulti o addirittura criminali abbiano pesato nelle scelte
dell’amministrazione.
E però, chiediamo a tutti: davvero questi anni sono stati di
coinvolgimento democratico nelle scelte e nella gestione?
Davvero le forze del
Centro-Sinistra non hanno da rimproverarsi una logica di governo chiusa ed
una sordità sostanziale alle richieste di uno sviluppo eco e solidale del
nostro paese?
Noi riteniamo che
occorre Liberare la Politica con nuovi Metodi Formali. In ogni caso.
Indipendentemente dallo scioglimento e da eventuali responsabilità
amministrative.
Liberare la Politica
così come ci hanno indicato i milioni di uomini e donne nei cortei ai
seggi di Domenica 16 Ottobre. La Politica, icona di idee e progetti, è
Partecipazione, è la capacità di suscitare speranze e nuova fiducia nel
cambiamento. Noi, Partito improprio, Rivoluzionario, o che almeno cerca di
esserlo, ci battiamo non per governare gli attuali assetti sociali, ma per
andare oltre lo stato presente delle cose.
Hasta la victoria siempre!
Crispano, 26 Ottobre 2005
|
Ai compagni
Io, nella mia
Rifondazione
Ogni tanto, come
tutti i compagni sanno, sale la temperatura del dibattito interno a
Rifondazione. E talora rischia di spaccarsi persino il termometro, tanta è
alta la febbre partecipativa.
Ma non è davvero il
caso di lanciare grida di stupore, e nemmeno è il caso di ridurre
l’oggetto del contendere ad un puzzle incomponibile di fatti caratteriali
o di rancori personali. Bisogna evitare il più possibile le ingenuità
posticce, le caricature, le dietrologie. Il modo di vivere la politica nei
partiti, e specialmente nei partiti comunisti, non è mai stato un processo
lineare e idilliaco. Anzi. La ricerca di un vertice e di un baricentro
richiede fatica e pazienza.
Al partito, non
scordiamocelo, che nasce dentro la crisi e la sconfitta del movimento
comunista del recente secolo passato, e che ha l’ambizione di legittimare
la propria ragione sociale e ideale non percorrendo un cammino a ritroso
verso i luoghi della nostalgia, bensì proiettandosi al futuro, è chiesto
nuovamente molto coraggio e molto senso di responsabilità.
“Portiamo tutti
ferite spesso non cicatrizzate sulla pelle delle nostre biografie”.
Siamo segnati da appartenenze che erano anche serbatoi di passione
politica. Siamo tanti e diversi: questa è la nostra forza.
Se ci misureremo,
anche con reciproca curiosità, in un rapporto al “fuori”, ai soggetti
sociali espropriati, rompendo ogni gabbia burocratica e politicista, sul
terreno delle contraddizioni vecchie e nuove del vivere associato, faremo
grandi cose per questo paese.
Avanti nella Rifondazione!
Pasquale Barra
Crispano, 27 Ottobre 2005
|
INVENTARE UN MONDO
POSSIBILE
Dice Socrate: “ Amore è filosofo perché sta in
mezzo tra il sapiente che non cerca la verità perché ritiene di possederla
e l’ignorante che non la cerca perché non desidera di sapere”.
Caro professore, nello scorso settembre, prima
del “festival della filosofia”, la nostra prof di lettere ci ha letto il
suo articolo “ Se i bimbi studiassero Platone – il gioco del perché
insegna a pensare”. Da questa lettura è scaturito una discussione in
classe e successivamente un tema la cui riuscita complessiva è stata
valutata positivamente dalla prof. Abbiamo pensato quindi di inviarle uno
dei più completi di questi scritti, anche se a giudizio della prof in
ognuno dei nostri lavori c’era qualcosa di buono.
Con stima,
la IIF della scuola media “Vida” – Cremona.
Il gioco dei perché insegna a pensare: cosa
ne pensi tu?
“ Il gioco dei perché insegna a pensare”:
bella e vera frase di Umberto Galimberti, noto filosofo. Il perché ce lo
poniamo fin da piccoli, quando, all’età di tre – quattro anni cominciamo a
porci delle domande radicali: esiste Dio? Perché c’è la morte? Esiste il
Paradiso? Cos’è la gioia? Esiste il dolore? A queste domande l’adulto deve
offrire un ventaglio di risposte e non generare disinteresse nel bambino,
come fa la scuola con il suo sapere strutturato. La mia tesi è quella di
Galimberti: introdurre la filosofia tra le materie scolastiche. Galimberti
aggiungerebbe: “Perché nel bambino non si generi disinteresse”. Infatti,
amiche dei perché e quindi della domanda sono la curiosità infantile e la
filosofia. La filosofia aiuta a crearsi una propria idea, una propria
opinione, una propria immagine (senza “sprofondare” nell’opinione generale
di un mondo ispirato alla tecnica). Ci sono persone che pensano che la
filosofia sia solo una “perdita di tempo” e che essa crei confusione e
idee strane nella mente di chi la studia. Pensano che la filosofia faccia
diventare folli come l’idea stessa. Queste persone non sanno che questa
confusione è benefica e le idee folli non sono altro che un’opinione
diversa da quella generale. E’ meglio confondere che impartire un sapere
strutturato, con un’unica risposta. È meglio offrire un ventaglio di
risposte alle continue domande piuttosto che liquidare con frasi del tipo
“ Sei troppo piccolo” o “Smettila, non ho tempo” o, peggio ancora, con il
silenzio assoluto. A me piace molto la filosofia ( per quanto l’ho potuta
“assaggiare” nelle discussioni fatte in classe) perché è “dolce” e ti fa
“assaporare” tante risposte, dandoti una marcia in più e consentendoti di
ospitare il dubbio. La filosofia non è utile dal punto di vista
lavorativo: non verrai assunto in banca se sai filosofeggiare, è utile
quando ti trovi davanti a un bambino che ti chiederà risposte alle domandi
radicali. Lì si che tornerà utile. Per cercare di far comprendere alla
gente l’importanza della filosofia si organizzano dei festival, come
quello di Modena, nei quali i filosofi più famosi cercano di far
“innamorare” le persone della filosofia.
Lucia Catelli, IIF
Si, la filosofia è, come dite voi, “dolce”,
perché, a differenza della religione non è autoritaria. Non dice: “ io
possiedo la verità e tu apprendila”, perché è persuasa che la verità,
anche se incompiuta, imperfetta e mescolata a tanti errori, dimori in
ciascun uomo. E maestro è chi trasmette la verità, ma chi aiuta gli uomini
a trarla fuori dalla confusione delle loro opinioni, anche se in contrasto
con le idee più diffuse e da tutti condivise.
Quando chiesero a Socrate che cosa insegnava,
lui rispose che non insegnava niente perché era ignorante, ma aiutava
coloro che ritenevano di sapere qualcosa a fondare le loro opinioni con
argomenti solidi, in modo che stessero in piedi da sole e non per
l’autorità di chi le enunciava, per la fede in credenze infondate, per
l’impatto emotivo, per la suggestione degli affetti. Chiamò “episteme” il
sapere filosofico, una parola greca che noi traduciamo con “scienza”, ma
che letteralmente significa “ ciò che sta in piedi da sé” .
Siccome riteneva di non essere in possesso di
alcuna verità da trasmettere, paragonava il suo lavoro a quello di sua
madre che aiutava le partorienti a generare. Allo stesso modo lui aiutava
i suoi discepoli a partorire la verità che, segretamente, e spesso a loro
insaputa, custodivano.
Chiamò questo metodo “filo sofia”, che significa
“amore per il sapere”, distinguendola dalla “sofia” dei sapienti, che non
amano il sapere perché ritengono di possederlo. Amore, infatti, non è
possesso, ma ricerca, tensione e desiderio della cosa o della persona
amata. Per questo, nel racconto che ci fa Socrate, Amore non è figlio di
Afrodite, ma di Penia, che significa “penuria”, “povertà”.
Essendo povero, Amore non “possiede” e perciò
“cerca” allo stesso modo della filosofia che, non possedendo alcuna
verità, ne va alla ricerca. Come i bambini che non nascono con la verità
in tasca, ma con un mucchio di domande che sono un invito alla ricerca. Il
mondo adulto, che pensa di sapere come stanno le cose, non presta
attenzione a queste domande che così restano morte e inevase, mentre
potrebbero mettere in crisi le risposte che gli adulti si sono date ai
problemi della loro vita e cambiare cosi la loro visione del mondo.
In conclusione, la filosofia non è un “sapere”
ma un “atteggiamento”. L’atteggiamento di chi non smette di fare domande e
di mettere in crisi tutte le risposte che sembrano definitive. Per questo
l’atteggiamento filosofico è la macchina capace di inventare il mondo
possibile al di là del mondo reale.
|
TIGRO – POLITIK
di Cosentino Mattia
Premetto, è una
sfida!
Come Adriano, il
grande, in “ROCK – POLITIK”, anch’io voglio fare provocazione sul tema
della libertà di espressione in Italia.
A Crispano,
all’unisono con il tema nazionale della piazza telematica Rock Politik, è
tornato di attualità il potere forte dei media. Sì, dopo lo scioglimento
del Consiglio Comunale, i giornali locali, ancora una volta, come due anni
fa, non si sono limitati ad un attacco politico all’amministrazione,
giusto o sbagliato che sia, ma hanno gettato fango sull’onestà e la
passione di un popolo: il popolo di Crispano e la sua paranza dei
“tigrotti”.
Costoro, i
giornalisti, pur di vendere meglio le news, offendono una cittadina
che da sempre si è impegnata per trasmettere ai propri figli, come qualità
congenite, valori quali l'Onestà e la Passione.
In Italia,
troppo spesso, si scrivono infamie contro tutti e tutto, a patto che non
si tocchino i signori con i soldi e quindi con il potere.
Allora,
è vero che nelle società capitaliste più
avanzate i potenti (i capitali) controllano i media mentre i giornalisti,
frustrati e senza coraggio, inveiscono sul mucchio colpendo sempre i più
deboli?
Io, in verità,
in verità vi dico: sono stufo di questa inconsistenza!
Dunque, che ne
dite, la vogliamo Liberare questa realtà?
Insieme si può!!
Crispano, 28 Ottobre 2005
|
Alla globalizzazione
capitalista rispondiamo
globalizzando la lotta per il
Comunismo.
La globalizzazione capitalista svela ormai apertamente
la sua vera essenza: i grandi capitali internazionali in USA, Giappone ed
Europa, sottomettono il mondo intero, sfruttano le forze lavoro umane e
distruggono l’ambiente naturale.
Per la loro protezione hanno allestito la più potente e
criminale macchina militare che il mondo abbia mai conosciuto: guardate
quante menzogne hanno detto sull’Irak e quanta poca informazione ci danno.
I soldati americani, nel novembre 2004 durante l’offensiva per prendere il
controllo della città di Falluja, hanno usato armi chimiche contro civili
inermi.Hanno usato napalm al fosforo bianco, che una volta inalato
distrugge l’acqua nelle cellule e che a contatto con la pelle provoca
forti ustioni provocando forti dolori (l’uomo tenta a staccarsi la pelle).
Il fosforo è tollerato dalle convenzioni
internazionali come mezzo per illuminare la notte o fabbricare
lacrimogeni, ma i gendarmi del mondo scaricano su intere popolazioni la
loro democrazia: bombe al fosforo bianco.
Di queste bombe
intelligenti, ( usate a partire dal regime fascista italiano in Etiopia,
al Vietnam, al regime di Saddam Hussein contro il popolo Kurdo, fino alla
bomba atomica di Hiroschima e Nagasaki, e ne potremmo fare un elenco
interminabile) ne sono state scaricate a tonnellate, distruggendo foreste
ed inquinando fiumi e torrenti; ed ancora oggi, in questi paesi, nascono
bambini malformati e con gravi patologie.
Le ultime guerre create dal capitalismo e fatte dal
nazismo e fascismo hanno causato novanta milioni di morti, la storia non
ha insegnato niente a questi criminali.
I guerrafondai Bush, Blair e Berlusconi, sostenuti
dalle multinazionali e dalle loro lobby d’affari, attraverso le loro
televisioni, giornali e radio hanno drogato l’informazione, facendo
credere che loro esportano “la democrazia”; ma nei fatti bombardano interi
popoli, distruggendo le loro case, la loro cultura, le loro tradizioni e
le loro religioni, imponendo il modello americano ed occidentalista.
Noi, pensiamo che la libertà si esporti con la
giustizia sociale, con l’emancipazione, la scuola, il lavoro e con
un’economia basata sull’uguaglianza dove ognuno ha la stesse opportunità
di un altro e dove le donne devono essere partecipi ai cambiamenti sociali
e culturali.
L’imperialismo ed il capitalismo dimostrano tutta la
loro immoralità, è la barbarie. Afferra tutti indistintamente e si cala
fino alle nostre realtà.
E la Sinistra istituzionale che fa ?
Tanta demagogia mentre pensa a come spartirsi le
poltrone, in attesa delle elezioni vincenti!
Invece di dare risposte chiare a chi vive nel
precariato, ai senza tetto, ai pensionati, ai disoccupati, ai tanti
amministratori che pure con tante difficoltà cercano di dare
delle risposte alle loro comunità.
A Crispano, ad esempio, il potere decide che questa
comunità è camorrista e che vive nella illegalità; così scioglie il
consiglio comunale.
Ma intanto il potere cosa fa contro l’illegalità?
In questo
mondo, tutto è illegale: la guerra preventiva, quattro operai al giorno
che muoiono sui posti di lavoro, lo sfruttamento uomo su uomo, coloro che
speculano sui malati, le banche
e il mondo dei professionisti che hanno smarrito la loro funzione sociale:
gli avvocati, i medici, gli architetti, gli ingegneri, i giornalisti
asserviti al potere… chi prende da un operaio 500, 600, 700 euro
d’affitto; chi in questo paese per decenni ha usato la pratica dello
sfruttamento della persona nel settore del pezzamificio, dell’edilizia,
delle macellazioni di polli, chi evade le tasse etc..
Ma in questo sistema di cose il potere e’ forte con i
deboli e debole con i forti!
Anche in questa maggioranza politica di Crispano, noi
riscontriamo l’opportunismo e la finzione di quei “compagni” che a parole
sono contro il capitale ma poi sono dentro le istituzioni con
responsabilità amministrative. Che ipocrisia direbbero i compagni
Impastato, Ippolito, Marx, Luxsemburg, Trosky, Gramsci, Che Guevara, Pio
la Torre…
Come collettivo autonomo ci sentiamo molto più vicino
ai compagni di Rifondazione Comunista, almeno loro sono leali. Abbiamo
condiviso molto il loro manifesto e nell’ultima riunione, tra noi come
collettivo Antagonista Lanterna Rossa e Rifondazione Comunista, abbiamo
elaborato proposte come una manifestazione insieme al Centro- Sinistra per
la Legalità e la Trasparenza per porre a questo paese delle questioni
serie e sociali: come la casa, il lavoro, gli asilo nido, il centro per
anziani, il teatro…
Vogliamo coinvolgere le istituzioni sul problema dei
polli a Crispano che sta causando la momentanea chiusura di molte
attività, con la conseguente perdita dello stipendio per gli operai.
Questo per noi comunisti è la vera riforma! Portare le
istanze di lotte nelle istituzioni! Ecco perché le periferie, che noi
definiamo ghetti, esplodono.
Ormai la politica ritiene che i soggetti non sono più
portatori di democrazia, ma solo oggetti da usare a proprio uso. È da
tempo che le realtà di base sono protagoniste di lotte sociali: le
occupazioni di case, la lotta al precariato, le misure per un reddito ai
disoccupati e contro la guerra preventiva.
Ormai chi non ha più voce per farsi sentire deve usare
metodi di lotta simili a quelli che si usavano più di trent’anni fa; mai
immaginavamo che ancora oggi, a quarant’anni di distanza, nuovamente, si
dovesse scende in piazza per difendere tutto quanto avevamo conquistato
trent’anni fa. La colpa è anche di una certa sinistra che ha progettato
queste case ghetto, non a misura d’uomo, dove si è creata solo
emarginazione sociale e disuguaglianza!
Avanti, un altro mondo è possibile. E di conseguenza
c’è sempre una causa ed effetto.
Noi come Collettivo Lanterna Rossa facciamo nostre le
lotte che avvengono in tutte le parti del mondo.
Ogni piccola o grande ribellione che avviene in ogni
parte del mondo è anche la nostra lotta.
LANTERNA ROSSA ?
Il Collettivo Lanterna Rossa è nato in modo spontaneo,
da un gruppo di compagni, compagne e cattolici illuminati che, tagliando i
fili dei burattinai, vogliono stimolare anche una “falsa” chiesa sempre
più rappresentativa dei soli ricchi.
Facciamo parte di quei compagni cosiddetti invisibili,
i senza volto, che per far sentire la loro visibilità devono inventarsi
proteste “estreme” ( come il
passamontagna per attirare l’attenzione dei mass-media).
Solo cosi possiamo essere visibili
nell’informazione e portare il disagio all’opinione pubblica.
Il collettivo fa sua la democrazia
partecipativa: tutti hanno uguale dignità e piena autonomia. Alcuni si
rifanno all’esperienza zapatista guidata dal subcomandante marcos e alle
lotte che portano tuttora nel chiapas (messico) per la causa degli indios
dell’Amazzonia contro i latifondisti; altri al movimento trotskysta; altri
alla teologia della liberazione stando tutti i giorni sulle strade a
fianco dei poveri, contro la privatizzazione dell’acqua potabile e contro
tutte le guerre per il profitto.
Collettivo Lanterna Rossa in sinergia
con Rifondazione Comunista apre un confronto con i partiti di sinistra e
tutte le associazioni della società civile antirazziste, antifasciste, per
un vero confronto sui REALI problemi di questo paese.
Collettivo Antagonista Lanterna Rossa.
Pa-mt-te-ba-pa-za-ch-chav-lux-un
SPEZZARE LE CATENE E DARE L’ASSALTO AL CIELO.
Per
contatti usate il sito dei compagni di rifondazione
www.opartigiano.it
|
Fausto alle Primarie...
Domenica 16 Ottobre
2005
I
RISULTATI LOCALI
I
RISULTATI NAZIONALI
|
|
Pannelli fotovoltaici in plastica: catturare il sole costerà meno
Eliminando
il silicio sarà possibile abbattere il prezzo di circa l'80%
di
VALERIO GUALERZI
La folle corsa del prezzo del petrolio la sta
già rendendo sempre più conveniente, ma l'energia solare in un futuro non
troppo lontano potrebbe essere ancora più vantaggiosa. A compiere il primo
passo in questa direzione è stato un gruppo di scienziati della University
of California di Los Angeles. Il professor Yang Yang, e due suoi
collaboratori, Gang Li e Vishal Shrotriya, hanno messo a punto infatti un
nuovo tipo di pannello solare in plastica in grado di sostituire quelli in
silicio.
Se il materiale creato nei laboratori dell'Ucla confermasse anche su scala
industriale le caratteristiche mostrate nella fase sperimentale, il
vantaggio sarebbe enorme. La plastica abbatterebbe infatti i costi di un
pannello, che rappresentano il 50 per cento della spesa per chi vuole
passare all'energia solare, di oltre l'80%. I primi dati sono molto
incoraggianti. Il lavoro del professor Yang è stato pubblicato su
Nature materials, una pubblicazione parallela della celebre rivista
scientifica britannica e le prestazioni dei prototipi sono state
certificate dalla National Renewable Energy Laboratory, l'equivalente
statunitense dell'Enea.
La cella solare realizzata alla Ucla è composta da un singolo strato di un
polimero
facilmente reperibile sul mercato a prezzi contenuti rivestito da due
elettrodi. Il minore costo di produzione non incide però nella qualità, in
quanto il grado di efficienza energetica del pannello rimarrebbe comunque
soddisfacente. I primi modelli hanno garantito infatti un 4,4%, ma il
professor Yang è convinto di poter raddoppiare questo risultato con dei
miglioramenti realizzabili nel volgere di poco tempo. A parità di durata
nel tempo (15-20 anni) non troppo distante quindi dal 14-18% di efficienza
ottenuto con gli attuali pannelli in silicio di dimensioni medio grandi.
Gli scienziati dell'Ucla sono convinti che il loro prodotto potrà essere
immesso sul mercato nel giro di pochi anni. "La speranza - ha spiegato il
professor Yang - è che l'energia solare possa presto essere usata in
maniera estensiva, nel settore commerciale come in quello privato. Le
possibili applicazioni dei pannelli solari sono davvero moltissime".
(La Repubblica, 12 ottobre 2005)
|
La Festa di
Liberazione a Crispano nel 2005
Era di Settembre, eravamo nell’estate del 2005.
Crispano era tutto un fermento: da quindici giorni due manifesti 6m x 3m
annunciavano l’evento.
Quante paure, quanti slanci in avanti, quanti
sacrifici e quante incertezze vivevano i Compagni della Resistenza in quei
giorni. La “Liberazione” era nell’aria, ma la gioia era lontana mentre si
donava per la sua Festa.
Ricordo la corrispondenza d’amorosi sensi che
animava la sua programmazione, il suo divenire realtà: troppe idee, pochi
soldi ma tanta solidarietà.
Partì una sottoscrizione popolare e si arrivò al caffè. Il Caffè era
Letterario: uno scienziato, uno scrittore filosofo ed un musicista
dilatarono gli spazi temporali e dalla “Poesia ed Arte nell’era dei
Metamateriali” si arrivò al tempo della Rivoluzione francese, dove i Caffè
erano luoghi di ritrovo in cui si parlava soprattutto di Politica, e dove
i rivoluzionari sviluppavano progetti e proposte. Quei Caffè furono
definiti "la stampa parlata della Rivoluzione".
Quanta gioia in quei giorni di festa. Erano tutti in festa per la Festa, o
meglio quasi tutti: ai fascisti del luogo la serata sul 60° anniversario
della Liberazione non andò proprio giù; ma la città di Crispano, inondata
in quei giorni di Musica, Cultura e Politica, disperse quella destra
reazionaria e populista: un mare di emozioni naturali bagnarono la Festa
che Liberava di nome e di fatto.
Sentii, in quei giorni di Festa, un paese intero
cantare con Peppe Rienzo una “Lettera” a Gennaro Ippolito, un piccolo
grande uomo; vidi, con emozione, un amore nascere tra gli stands e toccai
perfino una copia di un saggio breve pubblicato per l’evento da un poeta
locale, il tutto mentre riconoscevo l’odore della libertà, gustandomi la
pace dei sensi...
Questa fu la Festa di Liberazione a Crispano nel 2005.
E tu, c’eri?
Crispano, 22 Settembre 2005
Nunzio Cennamo
|
La storia siamo noi ?
|
L'obiettivo è la
raccolta di migliaia di firme da inviare al Presidente
della Repubblica
per testimoniare la nostra riconoscenza a
Giovanni Pesce
- e a chi come lui -
ha combattuto e speso tutta la vita per dare giustizia
e libertà all'Italia e all'Europa.
La nomina di Giovanni Pesce a Senatore a Vita è il modo migliore per
celebrare il
60° Anniversario della Liberazione.
|
Libera la Politica.
Il mondo
è nelle nostre mani
Festa di Liberazione
Villa Comunale di
Crispano (NA)
16, 17
e 18 Settembre 2005
Programma
Manifesto
Alcune Foto della Festa
|
Invito
Tavola rotonda
Qualità e Sviluppo del Lavoro sulla Zona PIP
Con:
On. Vito
Nocera
Capogruppo di Rifondazione
Comunista al Consiglio Regionale
On.
Antonio Amato Capogruppo
dei D.S. al Consiglio Regionale
Carlo
Esposito Sindaco di Crispano
Raffaele
Galante Assessore con delega al PIP
Cennamo
Biagio
Presidente del Consorzio "Sviluppo
Crispano"
Franco
Miele
Presidente del locale Circolo della Margherita
Cennamo
Nunzio Segretario del locale
Circolo di Rifondazione Comunista
Festa di Liberazione
Crispano - Villa Comunale -
Domenica 18 Settembre 2005 Ore 19.30
Segue
Ore 21.30 La
musica come strumento di espressione della Libertà:
Peppe Rienzo in
concerto
|
Invito
Caffè Letterario
Poesia ed Arte nell’era dei Metamateriali
Con:
Rino Malinconico
Scrittore e
Filosofo
Catello Savarese
Studioso e Docente Ordinario di Campi
Elettromagnetici alla Parthenope di Napoli
Giuseppe Puopolo
Musicista e
Direttore d'orchestra
Festa di Liberazione
Crispano - Villa Comunale -
Venerdì 16 Settembre 2005 Ore 19.30
----------------
60° Anniversario della Liberazione:
Luoghi e volti della Resistenza
Con:
Bartolo Piscopo
A.N.P.I.
Isabella
Insolvibile Istituto Campano per la Storia della
Resistenza
Associazione
"Bella Parthenope"
Gennaro di Paola
Partigiano delle quattro giornate di Napoli
Festa di Liberazione
Crispano - Villa Comunale -
Sabato
17 Settembre 2005 Ore 19.30
|
Intervista
al Compagno Cennamo
Biagio
Presidente
del Consorzio Zona PIP “Sviluppo
Crispano”
Il
centro destra locale sembra aver appreso amaramente la notizia
del suo incarico, vista anche la sua militanza nel Partito della
Rifondazione Comunista, come mai è stata scelta proprio la sua persona?
La
carica di Presidente non mi è stata data per caso e/o per favoritismo
politico, ho sempre creduto in questo progetto: sto svolgendo un ruolo di
interprete dei problemi e di ideatore di soluzioni dal lontano 1998.
In
merito alla destra locale, vorrei dedicargli una battuta: siate meno
cattivi nell’animo ed un po’ più “europei”, sia il sottoscritto
che il C.D.A. lavorano con passione e senza scopo di lucro per dare un
futuro migliore ai nostri ed ai vostri figli.
Nella
Regione Campania la “cultura dei progetti”, introdotta dalla Comunità
Europea, include un nuovo concetto per la tutela dei diritti: le Azioni di
Monitoraggio e Valutazione sono parte integrante della progettualità.
Perché
ha accettato l’incarico?
Gli
amici mi dicono che è un compito difficile, ma io, forse, proprio per
questo, credo di aver accettato l’incarico.
Sì,
senz’altro le ragioni per cui ho accettato sono la capacità di
accogliere con positività le prove difficili e la paura che le dinamiche
politico-economiche legate allo sviluppo della zona PIP fossero
sottovalutate e/o valutate in termini di felicità privata anziché
pubblica.
Allora,
come comunista e come artigiano-lavoratore ho sentito il dovere di
accettare.
Il
mio incarico, infatti, avrà come unico obiettivo la tutela dei colleghi e
della Collettività e per realizzare ciò useremo Commissioni di
monitoraggio e valutazione gestite direttamente dall’Istituzione
Comunale, così come da Cultura Europea.
Ci
può descrivere brevemente la cronistoria della zona PIP a Crispano?
Nell'allora
vigente Piano di Fabbricazione, approvato con Decreto Regionale del 12
Dicembre 1978, fu individuata come zona destinata ai nuovi insediamenti
produttivi a carattere artigianale e per il potenziamento delle attività
produttive già esistenti nel territorio comunale, la zona posta lungo la
strada Provinciale Aversa-Caivano, a nord dell’abitato.
Il
Piano Regolatore Comunale, approvato con D.R. n° 2458 del 24 Febbraio
1983, prevedeva espressamente la formazione del P.I.P. e l’area
interessata dall’insediamento produttivo era ed è di mq 203.814.
Per
la realizzazione di tutto il P.I.P. la spesa prevista era di £
3.616.664.450 così ripartita:
Acquisizione
suolo, urbanizzazione delle opere primarie (strade, parcheggi, rete
fognaria, rete idrica, rete antincendio, rete elettrica, rete di Pubblica
illuminazione, etc.) e secondarie (spazzi di uso pubblico, attrezzature
sociali, etc..).
In
quel periodo l’indennità di esproprio, per le aree esterne ai centri
edificati, commisurata al valore agricolo, era di £ 11.400 al mq.
Era
un progetto economicamente accessibile sia per gli artigiani che per le
piccole imprese locali; con pochi fondi si poteva realizzare già
all’epoca qualcosa di veramente innovativo per la qualità del lavoro
sul nostro territorio.
Oggi,
dopo più di 20 lunghi anni, in un mercato dinamico e veloce le imprese di
Crispano stanno ancora aspettando i lenti e poco utili tempi della
Pubblica Amministrazione.
Comunque,
dopo diversi anni, nel 1998, grazie all’insediamento di una coalizione
di centro-sinistra, capeggiata da Carlo Esposito, si riprese il Progetto
della zona industriale, partendo ancora dai lavori e dalle esperienze
svolte nel 1983.
Fu
chiamata una società di esperti per elaborare il piano ed il prezzo
dell’operazione mentre gli esponenti politici della coalizione di
Centro-Sinistra si riunivano, frequentemente, per trovare una soluzione
Politico-Economica alla zona P.I.P.
La
soluzione fu quella di avviare il progetto con i fondi comunali, ma,
simultaneamente, si attivava anche un’esplicita richiesta di fondi alla
Regione Campania per finanziare il progetto.
Il
Progetto ci fu finanziato dalla Regione Campania con più di £
10.000.000.000. Con questi fondi Regionali, gestiti direttamente dal
Comune, sono state realizzate le opere primarie e secondarie del P.I.P.
Come
opere secondarie sono state realizzate un edificio adibito ad uffici, una
sala convegni, un bar e due
fabbricati da destinare a giovani imprenditori per progetti innovativi.
Contemporaneamente
all’approvazione del Progetto, a seguito di un bando di selezione,
furono presentate centinaia di domande per la richiesta di assegnazione
dei lotti; lotti che una Commissione Tecnica ha provveduto ad assegnare a
40 imprenditori-artigiani.
Il
passo successivo, coordinato e promosso dal sottoscritto e da Pasquale
Amoroso, fu l’ideazione e l’approvazione dello Statuto Costitutivo e
del Consorzio “Sviluppo Crispano”.
La
mia nomina a Presidente del Consorzio è poi storia recente…
Quali
sono le sue idee per “Sviluppo Crispano”?
I
miei colleghi artigiani-imprenditori sono prima di tutto dei lavoratori,
come il sottoscritto; infatti, gli assegnatari sono quasi tutte ditte a
carattere familiare. Ci rendiamo conto che oggi ci vuole la qualità
totale nei prodotti per essere competitivi sul mercato mondiale, qualità
che cercheremo di ottenere con l’istituzione di corsi professionali e
con l’introduzione delle nuove tecnologie nei processi di produzione
semi-industriale.
Questa
è la strada che “Sviluppo Crispano” seguirà per portare un lavoro
serio, non precario, alla nostra collettività: ai nostri operai ed ai
nostri figli vogliamo offrire una Crispano migliore di quella in cui siamo
cresciuti noi.
Innovazione,
Internazionalizzazione ed Occupazione, queste sono le parole chiavi di
“Sviluppo Crispano”.
Forse
ci sarà un nuovo tempo in cui Crispano sarà famosa in ambiti
internazionali non perché ha il più alto tasso di epatiti al mondo ma
per i suoi prodotti artigianali e per la qualità della vita...
Ma
questo è un sogno?
Anche
una festa di Liberazione a Crispano lo era fino a ieri, oggi è realtà…
Ci
vuole progettualità ed impegno!
Crispano, Settembre 2005 |
Vedi io il PCI lo ho vissuto in pratica ancora
prima di nascere, chissà a quante riunioni ho partecipato dentro la
pancia di mia madre, ed era il PCI del dopo-resistenza, quello del
49/50, i compagni e le compagne, erano come dei bambini, nel senso
buono, erano costantemente alla ricerca di qualche cosa, avevano lo
stesso sguardo che hanno i bambini quando hanno di fronte una cosa che
non conoscono, ma che vogliono assolutamente capire che cosa è.
Non era un fatto di rivoluzione o altro, ma di
cultura, di riscatto, mio padre e mia madre con la quinta elementare
leggevano alla sera strani libri, molto difficili, lo facevano con il
dizionario di Italiano perché troppe erano le parole che non
conoscevano, quello non era un partito, ma una comunità, poi poco a poco
è andato tutto perdendosi, ed ho visto gli occhi di mio padre
impigrirsi, non si ponevano più domande, ma ubbidivano solo a degli
ordini, ma per fortuna c'era mio nonno, vecchio socialista libertario,
lui invece di domande se ne poneva anche troppe, e ne parlava con me,
dato che con i miei allora era impossibile parlare, lui per loro era un
traditore della rivoluzione perchè diceva che Stalin era uno stronzo. Ma
io poco a poco, crescendo capivo che la ragione era dalla parte di mio
nonno e ne ebbi la conferma definitiva una domenica mattina, ero già
grande, c'era la diffusione dell'Unità nel quartiere, sentii un compagno
chiedere al dirigente della sezione chi era questo Pasolini che aveva un
titolo tutta pagina , lui rispose " solo un finocchio", deposi il mio
pacco di giornali sul tavolo ed uscii, da allora la mia strada di
comunista si separò per sempre da quella del PCI. Perché il PCI era
soprattutto quel compagno dirigente e tutto quello che è successo dopo
non ha fatto altro che confermare la mia idea di allora. Un partito che
non era più rivoluzionario, e formato da una base con una morale
piccolo-borghese, a volte molto più bigotta di quella di tanti miei
amici cattolici. Anche mio padre e mia madre a poco a poco si
staccarono, non si riconoscevano in quei vecchi compagni di partito che
parlavano come gli avversari di un tempo, ed allora io gli parlai della
libertà, dell'individuo, che mai può essere soffocato da una qualsiasi
ideologia, loro continuarono a votare PCI, io feci tante esperienze,
andai a vivere fuori casa, mi feci tutto il 68 ed il 77, soffri per la
perdita di LC, poi rinacqui grazie ad un piccolo gruppo di coraggiosi
che ebbero il coraggio di dire no all'abbandono di tutto, ed un giorno,
entrando nel circolo del paese dove vivevano i miei, vidi dal di dietro
una testa che conoscevo, era mio padre, senza saperlo eravamo di nuovo
nello stesso partito.
|
I
risultati di una ricerca Eiaa sui ragazzi dai 15 ai 24 anni
la metà di loro passa più tempo online che davanti al televisore
Meno radio, meno libri, meno Tv
i giovani scelgono Internet
Internet toglie utenti
alla tv e alla radio, specialmente utenti giovani e giovanissimi. I
ragazzi dai 15 ai 24 anni passano meno tempo davanti a media
tradizionali e preferiscono impiegare più tempo in Rete.
Un'occupazione che nell'ultimo anno ha segnato anche la diminuzione
di ore passate a parlare al telefono e leggere libri e giornali.
E' il risultato di una ricerca della Eiaa (European Interactive
Advertisng Association), l'associazione dei proprietari dei mezzi di
comunicazione interattivi. Il loro studio ribadisce una tendenza non
nuova: Internet sta diventando il mezzo più in espansione per gli
inserzionisti pubblicitari come confermano le percentuali di
crescita.
E come dice Michael Klendl, dirigente di Eiaa: "Il gruppo di giovani
tra i 15 e i 24 anni è il Santo Graal per gli inserzionisti e la
ricerca di Eiaa dimostra al di là di ogni possibile dubbio che oggi,
per questa fascia di età, Internet è un mezzo di comunicazione
essenziale che sta soppiantando altri media, tra cui Tv e radio".
La ricerca è stata condotta su un campione così ripartito: mille
intervistati in Regno Unito, Francia, Germania, Spagna e Italia;
mille nel nordeuropa (Danimarca, Svezia e Norvegia) e 500 in Belgio
e Paesi Bassi.
Il dato più significativo è quello che riguarda appunto i ragazzi
dai 15 ai 24 anni. La ricerca evidenzia che circa la metà dei
giovani in questa fascia di età (46%) guarda meno la TV preferendo
navigare invece sul web; per lo stesso motivo, il 22% dei giovani
ascolta meno la radio. Un terzo degli intervistati, inoltre, legge
anche meno, optando per l'informazione disponibile su Internet.
I giovani trascorrono online quasi un quarto del tempo dedicato ai
media (24%), più di quello dedicato alla lettura di quotidiani (10%)
o di riviste (8%). Per l'europeo medio, invece, il tempo dedicato ai
media risulta essere il 20%, la televisione continua a essere il suo
mezzo preferito (31%) e il tempo che riserva alla radio (27%) supera
di poco quello dedicato a Internet.
Quindi la Rete conferma le sue caratteristiche di medium per giovani
soprattutto per le attività che consente di svolgere. Lo studio dice
che è la musica a dominare poiché Internet mette a disposizione un
mezzo meno costoso e più comodo per acquistare e scaricare brani. Un
quarto dei giovani tra i 15 e i 24 anni compra sul Web la musica che
prima acquistava nei negozi. Quasi la metà degli intervistati (47%)
è disposta a pagare i servizi per scaricare musica, mentre il 52%
ora ascolta la musica online invece che in altri modi.
Giocare online è un'altra attività molto diffusa tra i giovani. Il
25% è disposto a pagare per servizi di gioco online. Il 40% di loro
negli ultimi sette giorni ha visitato un sito di giochi, mentre il
17% ha acquistato online un gioco per computer.
La ricerca di Eiaa indica anche quanto i giovani utilizzino Internet
per comunicare: il 58% preferisce chattare con loro su Internet,
mentre un terzo ammette di utilizzare meno il telefono ora che si
può essere disponibili online; il 26% invia meno Sms.
(La
Repubblica, 21 giugno 2005)
|
Crispano, 19 Giugno 2005: La Festa
Un sito tutto dedicato alla festa locale...
a cura di Ramiro
Pesaturo
|
Presentata in Campidoglio
la prima sperimentazione del wireless pubblico
Come a New York e Parigi, si potrà navigare senza la schiavitù di prese e
fili
Roma,
internet senza fili
nei grandi parchi della città
Anche in
Italia, come nelle grandi città americane ed europee, sarà possibile
navigare su internet ad alta velocità e senza fili seduti su una panchina
o sotto l'ombra di un albero. Il Comune di Roma ha presentato oggi un
progetto che prevede la realizzazione, entro l'estate, dei primi punti
d'accesso alla rete con tecnologia wi-fi (senza fili) nei grandi parchi
cittadini.
Si tratta di una prima, limitata sperimentazione, un primo passo verso le
esperienze di città come New York, Parigi e Amsterdam, dove iniziative di
questo tipo sono già in fase di avanzato sviluppo. La possibilità di
navigare in rete da qualunque punto della città, senza la schiavitù di
prese e fili, è un obiettivo perseguito con convinzione da molte
amministrazioni, che vi colgono enormi potenzialità nel rapporto tra i
cittadini e le istituzioni e vantaggi significativi per la pubblica
amministrazione e i servizi: a New York, polizia e i vigili del fuoco
saranno presto dotati di palmari in grado di ricevere e inviare in tutta
la città dati tra pattuglie e centrale. Allo stesso modo, altre città
intendono usare gli hot spot per coordinare al meglio il trasporto
pubblico, oppure per attirare turisti fornendo informazioni in tempo reale
e servizi interattivi.....
di ALESSIO BALBI
(La Repubblica, 9 giugno 2005)
|
I premi Nobel di tutto
il mondo:
salvate la ricerca
italiana
«Noi andremo a votare». Dopo l'attacco a tutto
campo di Papa Ratzinger contro l'aborto e la fecondazione a scendere
nettamente in campo in difesa della laicità sono gli scienziati europei
nonché i nobel come Rita Levi Montalcini e Renato Dulbecco. Il referendum?
Un appuntamento da non mancare, spiegano. Per Montalcini, in particolare,
«ai quattro quesiti referendari bisogna rispondere non solo andando a
votare, ma votando quattro sì». Sulla stessa linea di pensiero si pone
Dulbecco: «In altri Paesi ci sono limitazioni all'uso degli embrioni umani
per la ricerca biomedica che stabiliscono il limite di 14 giorni dalla
fecondazione, oltre il quale scatta il divieto. Il limite è
scientificamente ragionevole e accettabile». Ma è tutta la comunità
scientifica internazionale a prendere posizione. L'università americana di
Yale ha fatto sapere di condividere il contenuto del documento mentre in
Europa hanno deciso di sposare la causa le maggiori istituzioni
scientifiche: le università di Cambridge, Edimburgo, Lund, Bonn, Madrid e
Zurigo ma anche l'Istituto Pasteur, il CNRS, il Consiglio Nazionale delle
Ricerche francese e l'EBRI, l'Istituto europeo per le ricerche sul
cervello. Prestigiose le firme di scienziati che hanno aderito
personalmente: tra gli altri Ann McLaren, dell'istituto di Biologia dello
sviluppo dell'università di Cambridge e membro del comitato europeo di
Bioetica e il sostegno dell'ex commissario europeo alla Ricerca Philippe
Busquin.
Sostegno al referendum anche dalle comunità religiose. «Libertà di
coscienza ma tutti alle urne» dicono a vario titolo i rappresentanti delle
altre confessioni: ebrei, valdesi, buddisti, evangelici, avventisti,
protestanti in netta polemica con "il gendarme della fede". A quattro
giorni dal voto il dibattito ha assunto toni da vero scontro di civiltà,
oltre che "fisico".
red (Liberazione, mercoledì 8 giugno)
|
Incontro
Caro Compagno/a,
scriverti è un dovere,
poiché invito alla partecipazione e all’azione.
Il Partito della
Rifondazione Comunista vive una forte fase di Rinascita Politica e
Culturale. Il nostro Sito internet www.opartigiano.it, cerniera tra
la realtà e le idee, tra i progetti e le speranze, tra la piccola
provincia ed il mondo, è divenuto realtà in spazi virtuali: più di 150
contatti in un mese!
Allora, compagno/a ti
chiediamo più Azione, più Partecipazione e più Rifondazione!
Vieni alla
presentazione del nuovo Direttivo e del Segretario che si terrà
domenica 29 Maggio alle ore 11.00 in via I Trav. S. Barbara a
Crispano nel Rione Cappuccini (la sede è al secondo piano dell’edificio
dove abita il Compagno Cennamo Biagio).
Non mancare,
nella Sinistra c’è una
grande Forza di cui non si può fare almeno, TU !
Crispano, 20 Maggio 2005
|
La
festa è nostra
di GUGLIELMO RAGOZZINO (il Manifesto, 1
Maggio 2005)
Un concerto per giovani a Roma; una festa in
onore di San Precario a Milano; una manifestazione sindacale contro la
camorra a Napoli. Nelle tre capitali italiane si celebra la giornata del
lavoro. Il concerto romano ne interpreta l'aspetto festoso. Il popolo del
lavoro si riappropria del proprio tempo un giorno ogni anno, da cento
anni, in un giorno di primavera. Il padrone non vuole, ma va bene anche
così; oggi non sarà lui a comandare. La giornata di non lavoro serve per
dirgli una volta per tutte: anche se il capitale è tuo, il tempo è mio e
mia è la forza che ci metto. Cerchiamo un accordo, se possibile,
discutiamo il salario, l'orario, le condizioni di lavoro, il riposo, la
cura delle malattie. Vedi quanti siamo, padrone? Senza di noi non saresti
niente. Si fa festa, si canta, si ricordano le lotte del passato, i tanti
caduti alla ricerca della libertà di tutti, di un lavoro dignitoso. La
strage di Portella della Ginestra avvenne, il primo maggio del 1947, per
rimettere «al loro posto» i braccianti, umiliarli ancora una volta. Oggi,
a Roma, la festa è per tutti, un grande concerto, una specie di grande
scampagnata. Il padrone cerca di dividere, di intimorire, ma i giovani (e
i meno giovani) fanno festa insieme, si divertono insieme; e vengono da
lontano per «esserci», al concerto dell'anno.
Nell'anno di Portella della Ginestra nacque la nostra legge fondamentale:
«Repubblica democratica fondata sul lavoro». Per molti anni, tra alti e
bassi, il mondo del lavoro ha fatto qualche progresso. Più salari,
condizioni migliori, orario più sopportabile, più possibilità di
istruzione, alloggi più decenti, qualche svago, le ferie. Niente è stato
regalato, ma si è divisa in un modo meno iniquo la ricchezza comune.
Certo, non tutti avevano un lavoro, non sempre i lavori uguali erano
pagati ugualmente, le donne più sacrificate degli altri, ma sembrava in
atto un certo progresso. Poi basta.
Abbiamo proposto di ridurre ancora l'orario in modo che tutte le persone
potessero avere un lavoro, ma ci hanno riso in faccia. Forse ci siamo
distratti, ma il padrone era tornato: voleva flessibilità e deferenza; in
cambio di lavoro scadente. Italia «fondata sul lavoro, non sui lavoretti».
E' stato un giurista, Umberto Romagnoli a commentare così. E l'elenco dei
lavoretti lo sanno tutti, anche se è molto lungo.
Sono lavoretti quelli che negano la sicurezza, impediscono di imparare,
costringono le persone a trattare da sole le condizioni e il salario,
nella più totale precarietà. Ma con un fantastico colpo di scena i precari
si sono uniti, hanno inventato un santo patrono, San Precario e oggi
cantano le sue lodi, in un corteo pieno di vita: «O San Precario,
...proteggi i dipendenti delle catene commerciali, gli angeli dei call
center, le partite iva e i collaboratori appesi a un filo». Così questo
nuovo ordine religioso prega il santo protettore. Ed è una confraternita
molto diffusa: oggi in Europa, in modi diversi, sarà presente in decine di
città; in tutte cercherà di riprendere la vita, di renderla meno grigia e
noiosa.
Scampia infine. E' il quartiere di Napoli dove si terrà la manifestazione
del sindacato confederale. Una scelta unitaria, contro la camorra, la
mafia speciale che umilia il lavoro - e la ricerca del lavoro - di
migliaia di persone, forse di un'intera città. Il sindacato, con questa
scelta napoletana, che ricorda la discesa a Reggio ai tempi del «boia chi
molla» o la marcia dei lenzuoli di Palermo, ai tempi delle stragi di
mafia, si ritrova unito, nella ricerca della legalità per tutti:
lavoratori e non. E' un primo passo, importante: il sindacato dovrebbe
però, per tornare davvero alla testa dei lavoratori, studiare e capire
quello che avviene a Roma, nella Piazza S. Giovanni, la sua piazza, e alla
processione di Milano, con quel San Precario che fa fatica a riconoscere.
|
Statuto del
Partito della Rifondazione Comunista |
Referendum 12 e 13 giugno 2005
Lo scopo di questo annuncio non è di natura politica ma di carattere
informativo, è soprattutto invito alla propria libertà di coscienza, senza
pregiudizi ideologici né di partito su un tema molto importante ma poco
discusso, affinché non si riduca il tutto ad un semplice voto.
Cercheremo, comunque, di organizzare un Seminario Scientifico
sull’argomento prima del voto. Il Referendum si divide in quattro distinti
quesiti:
Il primo punta all’abrogazione del divieto, oggi in vigore, di ricerca
sull’embrione. La legge 40, infatti, vieta l’uso di
embrioni per la ricerca scientifica e il congelamento dell’ovocita
fecondato.
Il secondo quesito punta ad eliminare gli obblighi di creare in vitro un
numero massimo di tre embrioni per volta. La legge così assicura
che non vengono creati embrioni in eccesso.
Il terzo quesito vuole abrogare l’articolo 1 della legge 40, che equipara
i diritti dell’embrione a quelli delle persone già nate, facendolo
diventare giuridicamente più rilevante del feto.
Il quarto quesito riguarda la fecondazione eterologa, cioè la fecondazione
ottenuta con l’uso di gameti (ovociti e spermatozoi) appartenenti a
donatori esterni alla coppia.
Crispano, 20 Maggio 2005
C. M.
|
La festa del giglio
a cura della Commissione
Cultura e Progetti di Rifondazione Comunista
Crispano, 15 Maggio 2005 è Domenica.
Un manifesto sulle mura della città annuncia la
festa,
anche se con forme tristi e contenuti carenti.
Affermare senza motivare che i comunisti, nei
consigli comunali del passato, votavano contro il finanziamento della
festa del giglio è polemica faziosa ma soprattutto dimostra un’immaturità
nell’analisi degli eventi: si trascura il contesto storico.
I fatti sono altri e la storia si indaga con
metodo!
La festa del giglio di una volta era un
misto di sacro e profano, non aveva un carattere distinto, chiaro, e la
maggior parte dei fondi arrivavano dalle offerte dei fedeli con l’uscita
del Santo Patrono o della Madonna del Buon Consiglio.
Poi le cose sono cambiate e le cose non cambiano
mai per caso…
La festa ha assunto un carattere diverso…
Infatti, mentre il sindaco di destra, in occasione della festa, si
imbellettava da chierichetto per la raccolta dei fondi, i comunisti
chiedevano un distinguo tra il carattere popolare-folcloristico ed il
senso religioso della ricorrenza; distinguo che grazie al coraggio di Don
Mario Vaccaro prima e alla sagacia di Don Antonio Lucariello poi ha messo
fine a questa abnorme anomalia.
Inoltre, le Casse Comunali sanate e rafforzate
non dall’alchimia del Sindaco di destra ma dall’istituzione dell’ICI,
dall’addizionale IRPEF e dai condoni
(ai quali, tra l’altro, non è stato posto nessun vincolo per il
risanamento di quei quartieri abbandonati, ancora oggi, a se stessi
…Vedi Rione Cappuccini senza strade, fogne, luce pubblica, etc)
non sono più quelle degli esigui bilanci
comunali e delle ristrettezze economiche che caratterizzavano tutte le
scelte politiche di questo paese fino ai primi anni 90’.
Con queste due novità è naturale, e non di
parte, che un’amministrazione, oggi, deve fare la parte grossa nel
finanziare una festa, ormai laica, che la comunità locale chiede per la
storia, le radici, le tradizioni e l’identità che essa rappresenta
per questo paese.
Il manifesto del centro-destra di domenica 15
Maggio 2005 non è stato un attacco politico, ma un atto di difesa,
un segno di evidente debolezza, l’ennesima sceneggiata: un limitato e
comico tentativo di analisi dopo i dispiacevoli episodi dello scorso anno.
I comunisti, di ieri e di oggi, hanno sempre
guardato la storia negli occhi, e i fatti dello scorso anno, per noi, sono
il segno di una crisi di valori rispetto alla quale la politica ha
l’obbligo di porsi come soluzione possibile, sostanziale ed immediata.
I comunisti, di ieri e di oggi, non sono per le
feste “contese” a turno una volta dalla chiesa, un’altra volta dai
capomastri, poi dai rioni e dagli sponsor o dai politici di destra e di
sinistra…
Per noi, comunisti, la festa del giglio, laica,
deve essere istituzionalizzata o non finanziata!
Se istituzionalizzata, dovrà essere gestita e
finanziata dalla Pubblica Amministrazione affinché tale Progetto sia
monitorato e valutato da una Commissione apposita, ugualmente necessaria
come quella organizzatrice. Difatti, mentre la ritualità e la spiritualità
dell’evento religioso, caratteristica propria delle feste Cristiane
locali, non muta in eterno, la festa del giglio dovrà mutare le sue vesti
ed alcuni dei suoi contenuti con lo sviluppo della società e questo è
compito delle Istituzioni.
Crispano, 18 Maggio 2005
|
|
Dal Chiapas il
subcomandante scrive a Moratti
«Vi invito ad una partita di calcio fra la
vostra squadra e la nazionale dell'Ezln in luogo, data e ora da definire.
Visto l'affetto che abbiamo per voi siamo disposti a non sommergervi di
gol...».
E questo il contenuto della lettera del
Subcomandante Marcos consegnata ad una delegazione interista in visita in
Chiapas..
[ Liberazione, 11 Maggio
2005 ]
|
W la
Resistenza!!
Cari Compagni e Compagne,
solo se valorizzeremo le lotte di
chi non ha voce,
solo se ci riappropriamo dei mezzi di produzione e ripartiamo dal basso,
solo così...
cambieremo questo presente maledetto stato di cose!
Bisogna toccare il fondo per crearsi una coscienza critica e rivoluzionaria,
unica guida per andare oltre il
comunismo e la democrazia,
per la libertà!
W il "comunismo libertario"...
W W
Jose Marti, Emiliano Zapata, Simon
Bolivar, Che Guevara, Leon Trotsky, Tupac Amaru, Antonio Gramsci e Michail
Bakunin...
Crispano, 10 Maggio 2005
Francesco
Esposito (Baionetta)
|
Teatro Gelsomino di Afragola ore 10:00
film i “cento passi”
e in seguito.... dibattito
con:
Giovanni Meola (Regista
e autore)
Bruno D’urso (Presidente
Tribunale di Nola)
Antonio Giovansante (Segretario
PRC Casoria)
Organizzato
dall'I.T.C. "Emilio Sereni" di Afragola (Napoli)
|
Poesie di Antonio
Sibilio
|
Una raccolta di Poesie sulla
Guerra
|
4 maggio
2005
Presentato a Roma. La regia è di Gianluca Arcopinto
La storia della campagna elettorale in Puglia, ma anche del
personaggio
"Nichi", la politica scelta di vita
Ecco il film sul governatore Vendola
di CLAUDIA
MORGOGLIONE (
La Repubblica )
ROMA - Un nuovo record, per Nichi
Vendola. Non solo il primo politico a vincere primarie nel
centrosinistra. Non solo il primo esponente di Rifondazione
comunista a conquistare una Regione italiana. Ma adesso anche il
primo governatore a diventare protagonista assoluto di un
film-documentario, che si chiama come lui: "Nichi", semplicemente. E
che sarà nei cinema da venerdì 6 maggio, nelle grandi città e in
tutti i capoluoghi di provincia della sua Puglia: impresa notevole
anche questa, visto che di solito opere del genere vengono relegate
alle feste di partito o alla programmazione tv (meglio se notturna).
Insomma: da star della politica nazionale a divo del cinema? Lui,
presente ieri sera all'anteprima del film, al cinema Nuovo Olimpia
di Roma, si schermisce: "Io un governatore attore? - dichiara al
termine della proiezione, applauditissima da una platea di veri fan
- non credo, io qui non recito ma racconto: non si tratta di
fiction, ma di qualcosa di legato alla realtà".
Al di là delle definizioni, quel che è certo è che siamo di fronte a
un personaggio dall'immagine vincente. E lo dimostra anche il fatto
che, a veder celebrare sul grande schermo le sue gesta, ci sono un
bel po' di volti noti: Giovanna Melandri, Michele Santoro, Pietro
Folena, il leader dell'Arcigay Franco Grillini, il
produttore-editore Domenico Procacci, il regista Citto Maselli,
Valentino Parlato, Corrado Augias.
Ma veniamo al film, opera prima di regia del produttore Gianluca
Arcopinto, che con la sua casa di distribuzione, la Pablo, tiene
alta la bandiera del cinema indipendente e alternativo ai grandi
circuiti. E che questa volta, appunto, ha scelto di impugnare in
prima persona la macchina da presa, per realizzare un'opera che,
come spiega lui stesso, "non vuole raccontare la campagna elettorale
di Vendola, né la sua vittoria, ma una persona. Nichi per me è una
fiammella di speranza, in questo paese che rischia di andare alla
deriva".
Con queste premesse, non sorprende che il documentario
si concentri esclusivamente sull'attuale governatore. Alternando
alcuni comizi della sua campagna in Puglia a suoi discorsi più
rilassati, seduto su un divano, e a filmati che ricostruiscono i
suoi riferimenti ideali e culturali: Enrico Berlinguer, in primo
luogo, che non a caso apre il film. Vediamo così scorrere sullo
schermo le immagini piene di sofferenza dell'ultimo comizio del
leader del Pci, quello durante il quale si sentì male e che lo portò
alla morte. E ancora, più avanti, lo vediamo qualche anno prima,
mentre legge, nel corso di una tribuna televisiva, la lettera di un
povero pensionato invalido che non riesce a tirare avanti.
Come a dire: una persona vera, coi problemi veri, che irrompe nel
teatrino della politica. E poi vediamo la folla immensa accorsa per
salutarlo un'ultima volta, ai suoi funerali. Insomma, per Vendola,
lo scomparso segretario del Pci è un esempio, forse un maestro:
rappresenta ancora oggi, come lui stesso spiega, "una barriera ai
tentativi di banalizzazione" della realtà.
Altra figura ricordata nel film è quella di Pierpaolo Pasolini.
Vediamo le immagini anche dei suoi funerali, con l'appassionata
orazione di Alberto Moravia; e ascoltiamo Vendola che legge una sua
poesia.
Al centro di tutto, però, resta sempre lui, Nichi, colui che dà nome
al film.
Una scelta di per sé impegnativa, che sottintende grande popolarità:
un po' come il film biografico su Ray Charles che si chiama,
semplicemente, "Ray". Ma cos'ha di speciale, questo ragazzo
quarantaseienne del Sud, comunista, cattolico e gay? Da alcuni
spezzoni dei suoi comizi, emergono senz'altro la sua passione e la
sua bravura oratoria. Insieme al suo mettere al centro di tutto,
sempre, il problema della precarietà del lavoro, che crea ansia e
disumanizzazione. Concetti espressi, spesso, con frasi a effetto:
come quando dichiara che viene accusato di un reato grave, quello di
sognare, e che lui ha intenzione di dichiararsi colpevole e
recidivo.
Il tutto, va detto, in un contesto indubbiamente agiografico: nel
film a parlare di Nichi è solo Nichi, non ci sono altre
testimonianze che mettono in chiaroscuro, almeno un minimo, il
personaggio. Che infatti, al termine della proiezione del film,
quasi si schermisce di fronte a tale e tanto omaggio.
Dichiarandosi però soddisfatto, perché la
pellicola "collega quel pezzetto di vita (la campagna elettorale,
ndr) con i grandi percorsi della mia vita". E dunque lo spettatore
Vendola esorterebbe il pubblico ad andare a vederlo al cinema? "Un
po' mi vergogno, a consigliarlo - conclude lui - ma produttori e
regista meritano che venga visto".
|
Crispano, 25 Aprile 2005
La Festa della Liberazione
|
Racconto di una bella giornata
Crispano, lunedì 25 Aprile 2005.
Il cielo è velato, si sente un leggero vento fresco, pioviggina.
Il paese riposa, sono le 11.00 a.m., in Piazza Falcone e Borsellino non ci
sono molte macchine, non c’è nemmeno la Santa Messa. All’improvviso, come
un fulmine, arriva un gruppo di giovani e vecchi partigiani. Sono pochi ma
non sembrano spaventati. Ridono, hanno una strana luce negli occhi, tirano
fuori delle bandiere, arriva anche una corona di alloro. Solo pochi minuti
e finanche il cielo smette di piangere. Sono armati perfino di macchine
fotografiche. La loro gioia ed il loro sentire è coinvolgente, è puro, è
partigiano: la piazza è piena eppure non sono tanti.
Nell’aria si avverte la spiritualità dell’evento, si vivono abbracci e
sorrisi, si sente il profumo della libertà.
Sono venuti per un corteo, vogliono donare ai caduti una corona di alloro,
una preghiera, una parola e un sorriso. Così, la pioggia, pulito l’asfalto
per l’evento, lascia il posto ad una luce insolita, il vento inizia a
sventolare le bandiere, il silenzio dilata la ritualità dell’evento e
l’assenza delle macchine non intralcia la marcia che parte.
Fieri e liberi sono finalmente in cammino, sono pieni di Resistenza e di
Costituzione.
Sono emozionati. Il rito della Liberazione si incarna nei volti e nella
diversità delle espressioni per divenire manifestazione. E’ il 25 Aprile,
è la loro festa! Marciano, sostano ed onorano. Ci sono comunisti e non,
anziani e giovani: c’è la libertà!
Un minuto di silenzio: la solennità del rito carica di emotività le
persone presenti, si sente un clima teso, nell’aria si respira la morte
dei partigiani per la libertà nella democrazia. Poi, un applauso e la
complicità. E’ il 25 Aprile, è la loro festa è la festa di tutti! Si
abbracciano, comunicano una forza senza limiti, sono armati: hanno
centinaia di copie della Costituzione. Sono le ore 12.00 a.m. Inizia la
distribuzione della Costituzione, è l’infinito.
di Nunzio Cennamo
|
Più Costituzione,
Più Resistenza, Più Rifondazione
Io, per cultura e
sensibilità personale, non appartengo alla schiera di coloro che amano le
giustizie sommarie, che indulgono ad una personalizzazione velenosa dello
scontro politico, che mettono sistematicamente in dubbio non solo le
ragioni ma anche l’onorabilità individuale dei propri avversari.
Io credo nello stato di
diritto e difendo quella conquista di altissima civiltà giuridica e
democratica che è contenuta nel principio della presunzione di innocenza
fino a prova contraria.
E penso che il
cosiddetto garantismo non sia un lusso per anime belle, ma una qualità
preziosa e fondante di una comunità autenticamente laica e pluralistica.
Ma c’è di più, respingo
l’attacco qualunquistico che fa d'ogni erba un fascio e lotto per un
sistema politico che estenda ( e non restringa ) i propri legami e vincoli
con la società ; non amo le semplificazioni di chi dice che i politici
sono tutti ladri: e quando sento dalla curva di destra levarsi l’urlo
“mafia, mafia” contro tutti e tutto, rammento a me stesso la saggia
lezione del caro compagno Gennaro Ippolito che ci spiegava che se tutto è
mafia vuol dire che nulla è mafia.
E la demagogia
imperante rischia di trascinare questo nostro Crispano verso una triste
deriva…
Tutto ciò premesso,
penso però che una pesante responsabilità politica, ma soprattutto
culturale ( e pensate quanto costa fare cultura nelle nostre realtà )
grava sulle spalle dei vertici di questa classe politica –
amministrativa: con le loro acrobazie e geometrie elettoralistiche hanno
di fatto legittimato e dato nuova linfa vitale ad un certo modo di fare
politica, di destra, che la primavera dei giovani comunisti di Crispano
nel 1998 aveva consegnato agli annali della preistoria.
La visione Politica del
Centro-Sinistra impone più Partecipazione Popolare nelle decisioni che
contano, più Azioni di monitoraggio e valutazione sui progetti approvati e
gestiti dall'Amministrazione Pubblica, più un Approccio Scientifico nella
risoluzione dei problemi per non compiere inconsistenti operazioni di
facciata, più Costituzione e più Resistenza.
Tutto questo nel Governo Locale
non c'è stato,
forse perché non c'e stata
Rifondazione!
Crispano, 14 Aprile
2005
Pasquale Barra
|
Sogni e carriere
Cari "politici" della Maggioranza e dell’Opposizione,
dopo le Elezioni Regionali ci sono le Politiche e poi le Amministrative.
Che bella maratona!!
Tutto il vostro entusiasmo è pura proiezione di fantastiche carriere
personali: il medico sogna di diventare primario, l’avvocato che entra in
giri istituzionali, ingegneri in progetti milionari, impiegati che mirano
a posti da direttore e direttori che sognano un potere capace di sistemare
figli, parenti ed amici.
Ma la Politica non era passione, disinteresse per la cosa privata e
felicità pubblica?
Forse, lo avete dimenticato!
Mentre voi vi occupate dei vostri particolari sogni, io penso ai tanti
problemi che ci affliggono: il lavoro precario che non migliora mai, i
progetti per le infrastrutture locali bloccati, le strutture pubbliche
abbandonate (Biblioteca, Centro Sportivo, Villa Comunale…). Mancano,
infatti, idee e progetti per le strutture pubbliche inutilizzate, la
Politica nell’insediamento produttivo ed il coraggio nei progetti per le
infrastrutture da realizzare.
Questa è la realtà.
I sogni di gloria dell’opposizione e gli squilibri interni alla
maggioranza non mi appartengono, io mi occupo dei sogni della mia città.
Biagio Cennamo
|
Analisi di un voto
Regionale
E’ passata!
Si, un’altra pesante e
brutta guerra è finita,
come sono finiti alcuni
candidati illustri e meno illustri.
Stanchi, ci ritroviamo
per piangere i nostri muri sporchi, le nostre facce disordinate,
le nostre amarezze per
una politica che non vuol cambiare..
Eppure, questo scenario
cupo e triste, mi sembra una scena già vista.
Si, forse ricordo, era
un film di guerriglia urbana ambientato in un paesino piccolo piccolo in
provincia di Napoli, in cui tutto, per questione di spazi e contesti,
appariva più grande: le battaglie senza regole per la conquista di un
manifesto, le invasioni domestiche, le guerre tra poveri per una
sopravvivenza elettorale, le promesse bruciate, la violenza nelle offese
alla dignità umana.
Questa è la triste,
assai poco poetica, realtà locale.
Eppure, la nostra
analisi del voto, nella sua azione di monitoraggio e valutazione vuole
costituire, nell’unità delle sue fasi, un processo articolato e complesso,
svolto dal Partito tutto, un’entità viva ed attiva che si preoccupa e si
occupa, lungo un percorso fissato per tappe, di soddisfare le esigenze dei
cittadini, garantendo lo sviluppo del progetto politico cui si ispira:
niente di così è locale!
L’azione di
monitoraggio e valutazione, infatti, posta in una seria analisi del voto,
innerva l’intera attività Politica Locale, dalla rilevazione dei bisogni
primari, alla progettazione, allo sviluppo del Paese, poiché, attraverso
essa, si realizza finalmente quella controreazione (feedback) necessaria
ad indirizzare, in ogni momento, l’azione lungo direttrici d’efficacia e
d’efficienza.
Allora, la sintesi.
Questi sono i risultati
elettorali, questi sono i numeri: il provincialismo elettorale nel suo
costume e nei suoi numeri è schiacciato dalla realtà grande..
Questa non è
dissonanza, questa è la sostanza!
Crispano,
13 Aprile 2005
Nunzio Cennamo
|
|
1945 - 2005
25
APRILE
La corona di alloro deposta da Rifondazione Comunista
Crispano, 25 Aprile 2005
"I partigiani ci hanno
regalato la libertà e una Costituzione fondata sul lavoro, sui diritti,
sul ripudio della guerra."
|
Più azione, più partecipazione, più Rifondazione.
Crispano, 31 Marzo 2005
|
Lettera aperta ai
Compagni
Cara Compagna, caro
Compagno,
siamo a Crispano, un
paese di circa 15.000 abitanti a Nord di Napoli.
E' una realtà piccola
ma dura,
in cui l'essere
comunisti significa soffrire e lottare... su tutti i fronti.
Ai problemi di scarsa
partecipazione e sensibilità delle masse si aggiungono anche quelli calati
dall'alto, da Roma:
è difficile far capire
alle persone che ci sono due diversi partiti Comunisti;
infatti, il problema
diventa veramente serio quando, prima di te, un candidato del Partito dei
Comunisti Italiani
si presenta nelle case
dei nostri compagni, anche lui, come un comunista!
Che fare, che dire?
Noi come rifondazione,
dopo un periodo di crisi, siamo finalmente in forte ripresa, sia di
consensi che di visibilità...
La nostra sintesi è
stata la costruzione di uno spazio multimediale aperto, tutto nostro,
una cerniera tra la
realtà e le idee, tra i progetti e le speranze, tra la piccola provincia
ed il mondo: www.opartigiano.it
Cara compagna, caro
compagno,
se puoi,
aiutaci nel costruire
una visibilità più incisiva alla nostra militanza, alle nostre idee, al
nostro Circolo, al nostro sito.
Mai come ora abbiamo
bisogno di complicità di intenti...
Grazie per quello che
fai e per quello che farai, di cuore.
Crispano, 28 Marzo
2005.
I Compagni tutti
|
C'ERA UNA VOLTA UN' IDEA.......
PRIMA DI D'ALEMA, BERLUSCONI E BUSH
PREMESSA
Questo è un dialogo tra un vecchio professore e
un ex studente, tutti e due impegnati in politica: il vecchio milita nel
trasformismo più bieco e il giovane sprofonda nella speranza di
trasformare la realtà con la forza delle idee.
Lo scenario dove si svolge la discussione è
rappresentato da un paese dell'area nord di Napoli: Crispano
STUDENTE- Sento un ululato di voci
provenienti dalla sede del PCI situata sul cosiddetto corso principale di
Crispano. Crispano nel corso degli anni da paesino agricolo mercantile si
è trasformato in un agglomerato urbano dove il centro storico e il nuovo
formano un labirinto perverso di abitazioni abusive e degradate simili ad
un rione metropolitano che nel linguaggio post-lessicale-moderno viene
definito Bronks. Il tuono di voci continua, la sua onda esce dal locale,
s'insinua nei pensieri dei passanti i quali, professionisti nel
passeggiare, sentenziano con pudore catto-perbenistico alludendo a quei
disgraziati utopisti e dicono: e chestè a politica a Crispano. Come se
Crispano non si trovasse in Italia o addirittura nella storia,
intanto la critica disfattista con altre ipocrisie del tipo: Ma nessuno se
lo vuole mettere in testa che la politica è diventata un mestiere e
chi s 'impegna lo fa per i fatti suoi, nessuno più crede veramente
nell’ 'idea di creare una società migliore, più umana, più giusta,
non lo è mai stata e mai lo sarà ! Categorica rinuncia suicida,
sentenza senza ritorno di una passeggiata laconica nello squallore.
Intanto nel partito il vociare si amplifica, qualcuno si sforza di seguire
un filo conduttore tra volontà concreta di realizzare un programma
politico-culturale alternativo a quello presente e ripercussioni dell'io
privato di esseri gravemente malati di quelle che Socrate, poi Gesu’ e
infine Marx definiscono le catene dell' anima:
l' invidia, l' ossessione del potere e la
mediocrità.
Ecco, questo e' il dramma dell' uomo, si
potrebbe rispondere ai passanti perbenisti, ma sarebbe inutile, perché
loro purtroppo sono solo delle comparse fastidiose del dramma.
Tuttavia, nel partito la guerriglia verbale assume un ritmo misto di
risentimenti personali e frustrazioni politiche, originate da una viltà di
fondo che impedisce un qualsiasi slancio ideale possibile; in una
situazione di totale abbandono delle responsabilità da parte delle
istituzioni e delle forze sociali le quali non riescono a comunicare
perché compresse da una psicosi pregiudiziale di essere l' eventuale
vittima e sacrificale in nome di un mal essere esistenziale di
rinuncia tipicamente moderno. Un compagno propone di organizzare un
periodo di studio per capire come funziona l’ impianto giuridico
amministrativo degli enti locali con un parallelo corso di letture
filosofiche del Marxismo nella sua complessità interpretativa, tanto
per capire cosa deve essere il comunismo del terzo millennio, subito
viene interretto da un altro che compagno non e’, ma siccome noi comunisti
democratici siamo abituati a far intervenire tutti nel dibattito,
specialmente se sono cattolici; da De Gasperi ad Andreotti e
infine con Prodi, i comunisti Italiani hanno sempre avuto una
funzione storica di utili idioti coscienti. Consapevoli di esserlo,
questi spiritosi alleati dei propri becchini, così come li definisce
Milan Kundera nel romanzo ( L’Immortalità), hanno sacrificato
con l’isolamento culturale e non solo, intere generazioni di uomini
liberi, capaci d’imprimere con intelligenza creativa, un affondo di
fioretto culturale ad un sistema politico-economico arrogante e
fondamentalmente ignorante, così com’è il capitalismo nella sua
ultima ristrutturazione di liberismo globale . Certo sono passati
quasi quindici anni da quando il mariuolo Chiesa ( così lo definì
Craxi) fece scattare la catarsi - politica-apparente
denominata nel linguaggio giuridico – giornalistico: mani
pulite – tangentopoli. Nessuno sapeva niente, non lo sapevano i
magistrati, i servizi segreti, ne le procure nazionali e
infine neanche il Papa immaginava che in occidente la tanto
decantata democrazia è invece una "demonicrazia", dove esiste un solo Dio,
il denaro, una sola legge, quella del mercato, compreso: il Cuccia e
mediobanca, Marcinkus e lo Ior, Sindona e Calvi banca Ambrosiana,
delitto Ambrosoli banca d’ Italia, Andreotti Lima Gelli
e mafia. Professore, mi guardate con aria inquisitrice di casta
,come se vorreste rimproverarmi, una mia megalomania giornalistica?
Compiaciuto del tentativo di autopsicanalisi, il professore con gesto
didattico da marionetta, dice : certe verità, caro giovane studente,
devono scaturire da chi è abilitato ufficialmente dal potere giuridico –
editoriale, altrimenti non sono verità, ma diffamazioni, dietrologie,
enunciate in fasi di delirio esistenziale di un banale cittadino con una
storia già archiviata dalla storia ufficiale.
STUDENTE- Allora, professò, mi state
dicendo che non sono autorizzato a parlare, perché non sono
ipocrita? Il professore con imbarazzo, s’inclina leggermente in avanti e
con la mano destra si gratta il testicolo sinistro e dice: Si, studente,
puoi parlare ma a bassa voce, con educazione.
STUDENTE- Nell’era dell’informazione
parlata, scritta, disegnata, codificata, cantata, recitata, ballata,
urlata, castrata, mimata e si potrebbe continuare all’infinito, visto
l’enorme budget offerto dalle fibre ottiche, oggi l’informazione
deve assumere una funzione versatile, pluralista, un termine quest’ultimo
che piace molto a una certa sinistra democratica. Una sinistra riformista
che adotta però dei programmi di destra, riconoscendo inoltre, il ruolo
storico propositivo del nazional-socialismo. Queste sono le opinioni
espresse dal presidente della Camera L. Violante nel periodo post –
tangentopoli, quando si dovevano fare le riforme istituzionali, poi ,
invece le riforme le hanno fatte fare alla destra berlusconiana,
perché non hanno il coraggio della propria identità politica-culturale.
Infatti, se viviamo nell’era dove tutto diviene prodotto, l’arte, la
conoscenza, la scienza, l’informazione in quanto tale, cosa dovrebbe
trasmettere?
IL PROFESSORE- Dei semplici ed asettici
dati, caro giovanotto, gli stessi che ci sono voluti per organizzare il
Giubileo del duemila, caro ingenuo.
STUDENTE- E a DIO, cosa gli diciamo Santo
Papa? Che le famiglie del capitalismo globale, immolano milioni di vittime
sacrificali sull’altare dei privilegi assurdi, di un occidente sempre più
travolto da deliri di onnipotenza, nella folle corsa di omologare il
pianeta e i suoi abitanti al proprio modello di sviluppo autodistruttivo?
IL PROFESSORE- Tanto con l’ausilio delle
tecnologie si potranno costruire delle stazioni spaziali che diventeranno
delle megalopoli autosufficienti, la razionalità scientifica non ha limiti
di etica umanista , l’importante è sopravvivere a qualsiasi costo, questa
sarà la morale del futuro, caro studente anacronista.
STUDENTE- Come autodifesa, caro
professore, mi esce dall’anima il Salmo 24 dell’Antico Testamento che
dice: All’Eterno appartiene la terra e tutto ciò che vi è in essa, il
mondo e i suoi abitanti, poiché egli la fondata sui mari e l’ha stabilita
sui fiumi. Chi salirà al monte dell’Eterno, chi potrà stare nel
luogo suo santo. L’uomo innocente di mano e puro di cuore, che non eleva
l’anima sua a vanità e non giura con intenti di frode. Egli riceverà
benedizioni dall’Eterno e giustizia dall’Iddio della sua salvezza. Tal’è
la generazione di quelli che lo cercano, di quelli che cercano la tua
faccia oh Dio di Giacobbe. Oh porte alzate i vostri capi, e voi oh porte
eterne alzatevi e il re di gloria entrerà . Chi è il re di gloria ?
E’ l’Eterno, forte in potenza e inesauribile in misericordia, è
colui che chiama per nome tutte le stelle dell’universo e che tiene
stretto i legami delle Pleiadi e le cinture di Orione, è l’Alfa e
l’Omega, è il principio e la fine, è l’Amore la Giustizia e la
Verità egli è il re di gloria. Tra la trappola del non giudicare cristiano
e la paranoia dell’ ecumenismo armato? Ora, dico io ,caro professore,
com’è possibile leggere per quasi tremila anni versi come quelli del
Salmo 24, senza reagire o almeno ridimensionare il tanto sbandierato
benessere di sistemi capitalistici – industriali, in cambio di un
ecosistema profumato dalla vera scienza come dono dell’Eterno a
tutti gli esseri viventi senza distinzione di reddito. Non di solo pane
vive l’uomo! Occiedente cattolicizzato e cristallizzato potrebbe suggerire
un idù Ghandiano o un siringhero dell’Amazzonia, ma di ogni
parola soffiata dall’Eterno nelle coscienze degli uomini, dice un bambino
Africano.
IL PROFESSORE- Sei troppo idealista!
STUDENTE- No, vi sbagliate professò, sono
comunista nel senso di comunione e liberazione degli uomini
dall’oppressione dei cosiddetti uomini vincenti del mercato
azionario mondiale.
IL PROFESSORE- Perché sei così ostinato
verso i rappresentanti religiosi e della finanza?
STUDENTE- Lo sono soprattutto con la loro
ipocrisia idolatra.
IL PROFESSORE- Cosa ne pensi del
proliferare del razzismo etnico, con la conseguente
affermazione elettorale della destra nazista in Francia, in Olanda e in
particolare c on quella di Haider in Austria? Cosa non ha funzionato nella
tua sinistra?
STUDENTE- Prima di tutto questa non è la
mia sinistra,comunque come si dice a Napoli, vengo e mi spiego: un’Europa
governata da una democrazia monetaria fondata su una politica servile al
capitale armato delle multinazionali,produce inevitabilmente miseria
e razzismo, come deterrente etnico. Tuttavia, questa Europa cattolica e
moderata, con l’ avallo del Fondo Monetario e del Vaticano ecumenico, nel
vicino 1990, riconobbe alla Croazia cattolica e nazista di Tujman, il
diritto di autodeterminazione economica e politica. Consentendo così, lo
smembramento della ex Yugoslavia, con la conseguente e catastrofica
guerra, interrotta solo nel luglio 1999, dopo 72 giorni di
bombardamenti democratici da parte dell’aviazione americana, per conto di
una Europa ipocrita e già nazista. Per quanto riguarda il Bel paese, caro
professore, con oscure stragi di Stato in attivo e un convincimento sempre
più profondo, come affermò il fu presidente del consiglio D’Alema: L’
Italia è un paese democratico e incline alla convivenza pacifica tra
i popoli, ma non ho nessuna informazione sui poteri occulti tipo: Gladio,
Servizi deviati e P2, ribadisco, siamo aperti verso gli altri. Con l’
eccezione però, di alcuni episodi spiacevoli come la morte per
incidente stradale del giudice che indagava sulla strage del venerdì Santo
del 1996-97, Quando una vedetta della marina militare italiana, (
Sibilla), speronò ed affondò nell’Adriatico, un battello
Albanese con 52 esseri umani a bordo, di cui 25 erano bambini.
Erano occhi, professò, che vedevano in quel viaggio il miraggio di parole
vuote e inconsistenti, come sono oramai diventati i discorsi dei capi di
Stato.
IL PROFESSORE- Le tue valutazioni possono
essere condivisibili, da un punto di vista etico morale, ma la realtà ha
una sola morale: i vincenti prevalgono sui perdenti,
indignarsi risolve ben poco, occorre cambiarsi gli abiti con il mutar
delle stagioni, come gli amici del centro sinistra di Crispano ,
solo così si vince, il resto è scandalo.
STUDENTE– Inutile parlare dei ds di
Crispano, perché sono un argomento di etologia della specie scarafaggi e
insetti. Tuttavia caro professore trasformista, scandalizzarsi della
propria malvagità,ha un odore acre come la puzza di carne bruciata dei
campi di sterminio, simile a quello dei roghi della santa
Inquisizione,quando Satana processava i piccoli demoni di provincia,
perché mettevano in discussione l’infallibilità della chiesa e il suo
potere finanziario. E’ come un incubo da corruzione elettorale, un Blob
petrol-chimico, atomico, tecnocratico,
esoterico, consumistico, di una società demoniaca che divora sudiciume
alimentare-televisivo e produce prostituzione morale e fisica. Professò,
noi già stiamo vivendo una fase di nazismo strisciante, ma dalla guerra
del Golfo all’undici settembre, con la conseguente esportazione
della democrazia a colpi di cannoni, l’involuzione genetica
culturale è allo stadio esplosivo. Agli inizi del novecento la grande
famiglia popolar-liberale si sposò con la grande famiglia socialista e
nacque il nazional-socialismo che narcotizzò le coscienze degli europei e
partorì Hitler.
Intanto nel
partito,si continua a discutere se è il caso di sostenere un dibattito
sull’essere o non essere comunisti nel terzo millennio, oppure
intraprendere un percorso di ampio respiro su una possibile mutazione
ideologica dell’ idea stessa di comunismo. Ma si!! Esclama un compagno
dall’ aspetto tondeggiante, che ce ne frega!! Trasformiamoci!! Siamo stati
per troppo tempo degli esseri umani, oggi abbiamo, grazie alle tecniche
transgeniche, l’ opportunità di diventare degli esseri bionici più
interessanti, più trend, più odiens più globali e perché no, più
americani. Appare ormai inevitabile, professò, il tuffo nel marciume della
decadenza.
IL PROFESSORE-
E tu me la chiami decadenza una così interessante fase della storia del
genere umano? Colma di rivoluzionarie scoperte scientifiche nel campo
della medicina e in quello tecnologico applicativo. Per non parlare poi
dell’ elettronica o addirittura dell’ultima sensazionale rivelazione di
tutto il genoma umano, conosciamo tutti i nostri geni studentello!! Stiamo
diventando immortali e tu mi parli di decadenza, ma non vedi che anche il
papa che dovrebbe parlare in spirito di verità, benedice con l’ olio sacro
il computer della cappella sistina come se fosse l’ unto dell’ Eterno. A
proposito hai sentito Berlusconi ergersi a difensore del cristianesimo
dall’ anticristo terrorista?
STUDENTE-
Professò, è proprio questa confusione esegetica nel campo teologico
filosofico-morale che mi terrorizza, ma al tempo stesso mi conforta,
perché mi ricorda una frase di Gesù che diceva: “La verità verrà rivelata
ai semplici e ai puri di cuore e non a chi si reputa savio”. Certo,
mangiando il frutto della conoscenza, abbiamo guadagnando molto in
longitudine e in latitudine, ma abbiamo perduto cinquemila anni di
profondità spirituale, se dopo tante vitamine gnosologiche, vale ancora la
legge del più mediocre.
Sul termine mediocre,
il professore tace e infastidito avanza il concetto della supremazia del
bisogno materiale su quello spirituale,esaltando il profitto come vera
forza motrice del progresso e dice:
IL PROFESSORE-
Ricordati che se oggi tu e i tuoi figli ,come io e i miei figli, possiamo
vivere nell’agiatezza economica alimentare è proprio perché la
libertà degli investimenti ha consentito alla scienza
speculativa di liberarci dai bisogni primari di sussistenza. Elevandoci
così, a unica specie vivente capace di provvedere nei minimi
particolari alla soddisfazione di qualsiasi desiderio a noi
compatibile.
Lo studente prima di
rispondere, rallenta il passo, alza lo sguardo verso il cielo, vede le
stelle e s’accorge che la notte è scesa senza pudore nelle coscienze degli
uomini e recita così:
STUDENTE- Il
nobel del capitale investito afferma che l’umanità è un fiume di onde di
probabilità, senz’anima solo razionalità. Oh! tu ciminiera del progresso
fuma quanto puoi ,tanto con il fetore del denaro il profumo delle idee
scompare. Per la gioia del mercato l’uomo cibernetico non può essere
amato, perciò brinda con me: all’eterno consumo! Non parlare , non
amare,non pensare,vivi la morte dei sentimenti, nel marciume dell’opulenza
hai trovato la tua decadenza. Lo studente frena la cascata di
pensieri e osserva un ragazzo che segue il volo di una farfalla verso
l’orizzonte ed esclama: Oh! No, non è vero ragazzo, noi siamo onde
d’amore, siamo luce interiore del carsico sentiero dell’anima, dove
l’albero della vita prima o poi germoglierà, allora la grande onda
asciugherà le lacrime di questo mondo senza pietà. Per quanto ancora
l’odio ucciderà senza che nessun ci liberi dalla malvagità, milioni di
onde d’amore condannate alla disperazione dalla globalizzazione, di fine
millennio malattia infernale.
Nell’Europa dell’amor
cristiano, fratello straniero, nel mare è finito il tuo viaggio della
libertà, noi siamo onde d’amore, percorsi infiniti verso la verità.
IL PROFESSORE-
Questo tuo delirio poetico, se così lo possiamo definire,mi ricorda la
tragedia greca, dove ormai il dramma si è consumato e l’eroe o chi
sopravvive ad esso, esalta i ricordi migliori dei momenti di gloria,
per eludere la realtà che è tragica!
Intanto, lo studente
s’accende una sigaretta e appoggia la mano sulla spalliera di una
panchina, avverte una sensazione di freddo asettico come le parole del
professore, aspira il fumo come l’arco la freccia e dice:
STUDENTE-
Professorucolo di regime! Non hai capito che a me non interessa la gloria
, ne tanto meno l’esaltazione della personalità, io cerco la verità che
non cede al rancore, solo così mi sento veramente libero dal male.
A questo punto
il dialogo verbale tra i due s’interrompe e inizia quello dei sguardi,
accompagnato da un gradevole venticello primaverile dal profumo di terra
in amore con i fiori, i quali nonostante la vanità umana, crescono ancora.
I due, il vecchio e il giovane, travolti dai loro ragionamenti, senza
accorgersi si sono allontanati dal centro urbano del paese e hanno
intrapreso un sentiero di campagna, come se fosse l’ultimo cordone
ombelicale tra la civiltà contadina-mercantile e quella tecnologica post
industriale. La prima,uno spettacolo di colori e di profumi,la seconda una
strage di rumori e di fetori senza fine. Tuttavia,ad un passo di rinuncia
si sostituisce un’andatura di sollievo, quasi come se la semplice
immersione nel verde avesse risvegliato quell’emozioni creative che sono
il vero dono che Dio ha fatto agli uomini. Spinto da questa leggerezza
dell’essere, lo studente, fa osservare al professore una lucciola che
precede il loro cammino nella notte Crispanese e dice.
STUDENTE-
Professò, questa lucciola non è altro che la luce della nostra coscienza e
vuole indicarci il percorso da seguire per ritrovare noi stessi con gli
altri, in un dolce stilnovo dove l’ essere non si contrappone all’ avere,
ma assume un significato più ampio. Capace di attrarre la necessità (Anànkè)
e la giustizia (Dike) nel centro di gravità permanente dell’ AMORE.
IL PROFESSORE-
Invece a me, questa lucciola ricorda la straordinaria bellezza del
paesaggio perduto, comunque a parer degli esperti, si dice che dove
vivono le lucciole l’ ambiente è ancora vivibile per non dire
incontaminato, insomma si potrebbe ricominciare?
Lo studente osserva
ancora per un attimo la lucciola che si allontana nel buio della campagna
e con la speranza di incontrarla di nuovo, invita il professore a
rientrare perché si fatto tardi e prima di sparire come la sua amica
luminosa, risponde al professore come Eduardo De Filippo rispose alla
moglie nella commedia “Napoli milionaria”: Deve passare la nottata
professò.
NICOLA CAPASSO
|
Atti del Congresso
Cittadino
Partito della
Rifondazione Comunista
Crispano
Domenica 06
Febbraio 2005
|
Partito
della Rifondazione Comunista
Circolo
"Nunzio Cennamo"
Via
Provinciale
Crispano
(NA)
|