Nunzio Cennamo, uno dei fondatori del PCI a Crispano, in una manifestazione a Napoli
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Il 25 Aprile 1945: La fine di un incubo.
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La Resistenza in Italia &
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La storia della Resistenza italiana si inserisce in un arco cronologico più ampio della Resistenza europea, essendo le sue origini già presenti nell'antifascismo degli anni Trenta. Con il procedere della guerra e con le prime debolezze del regime fascista causate dalle sconfitte dell'esercito italiano, prese corpo in Italia l'opposizione al fascismo. Gli scioperi che paralizzarono le fabbriche del Nord tra l'aprile e il marzo del 1943 ebbero tra i principali organizzatori gruppi di comunisti che diffondevano le ragioni dell'antifascismo. Già nel 1942 l'opposizione al fascismo si era riorganizzata operando per la prima volta sul territorio nazionale: nel giugno si era costituito il Partito d'Azione, nato dalla convergenza tra gli uomini di Giustizia e Libertà, quelli del movimento liberalsocialista e quelli di tendenza repubblicana. Nell'ottobre era stata fondata la Democrazia cristiana, che raccoglieva l'eredità del precedente Partito popolare di don Sturzo. In concomitanza con gli scioperi del marzo 1943 i comunisti avevano avviato un'intensa attività clandestina e stabilito contatti con socialisti, azionisti, cattolici e liberali, sfociati nella costituzione del Comitato delle opposizioni, che si riunì immediatamente dopo la caduta del fascismo (25 luglio 1943). Comunisti, socialisti, cattolici, uomini del Partito d'Azione e liberali uscirono allora dalla clandestinità riprendendo la trama della democrazia politica interrotta dal ventennio di dittatura. La Resistenza armata al nazifascismo si organizzò dopo l'armistizio dell'8 settembre, quando dalle fila dell'esercito lasciato allo sbando uscirono i primi gruppi di volontari combattenti, reclutati dalle nascenti formazioni partigiane. Queste furono costituite dai rappresentanti dell'antifascismo, che crearono il Comitato di liberazione nazionale (CLN), al quale si collegarono successivamente i CLN regionali, strumento politico della guerra partigiana che cominciò a manifestarsi nell'inverno 1943-44 nel territorio posto dietro le linee tedesche. Guerra al tempo stesso patriottica e civile, la Resistenza coinvolse complessivamente circa 300.000 uomini armati e si espresse con azioni di guerriglia e di controllo, dove possibile, del territorio liberato dai nazifascisti; fu espressione di una volontà di riscatto dal fascismo e di difesa dell'Italia dall'aggressione tedesca. I raggruppamenti più folti furono quelli organizzati dai comunisti nelle Brigate Garibaldi e nei GAP (Gruppi di azione patriottica, che operavano nelle città).
Gli uomini del Partito d'Azione formarono le brigate di Giustizia e Libertà, i socialisti le Matteotti. Operarono inoltre altre formazioni autonome di differente impronta: cattolica, liberale, nazionalista e monarchica. Tra i partigiani, molti di quelli che militavano nelle formazioni di sinistra erano spinti da una forte carica ideologica e pensavano che la guerra di liberazione dovesse sfociare in un radicale cambiamento della società. I partigiani del Nord trovarono appoggio tra gli operai, i quali nel marzo del 1944 diedero vita a imponenti scioperi che paralizzarono le maggiori città industriali (Torino, Milano, Genova).
Via via che cresceva il ruolo militare della Resistenza, si poneva il problema del rapporto con gli interlocutori politici e militari: frequenti attriti si manifestarono anche dopo che i partigiani furono ufficialmente militarizzati nel Corpo volontari della libertà (giugno 1944, comandato dal generale Raffaele Cadorna, vicecomandanti il comunista Luigi Longo e l'azionista Ferruccio Parri), riconosciuto dai comandi militari alleati e dal governo nazionale. Causa dei contrasti con il governo italiano che operava nei territori liberati erano le strategie politiche da assumere per il futuro, mentre tra le forze militari anglo-americane correva il timore che a guerra conclusa i partigiani divenissero protagonisti di azioni insurrezionali.
La Resistenza culminò con l'insurrezione generale, lanciata dal Comitato di liberazione nazionale Alta Italia il 25 aprile 1945 in concomitanza con le offensive alleate, e conclusa con la liberazione delle principali città e la resa incondizionata dei tedeschi (29 aprile) .
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Il Ricordo della Libertà: La Resistenza sui muri delle nostre città
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Comitato
di liberazione nazionale (CLN) Comitato
costituito a Roma il 9 settembre 1943, cioè immediatamente dopo
l'armistizio e l'occupazione tedesca del territorio italiano che fecero
seguito alla caduta del fascismo. Era composto da sei partiti
antifascisti: Partito comunista, Democrazia cristiana, Partito socialista
di unità proletaria, Partito liberale, Partito d'Azione e Democrazia del
lavoro. L'obiettivo era di promuovere e coordinare la lotta contro il
nazifascismo. Il comitato si diede una struttura decentrata con la
formazione di CLN regionali, provinciali e comunali. Particolare
importanza ebbe il comitato sorto nell'Italia occupata dai tedeschi che si
chiamò Comitato di liberazione nazionale Alta Italia (CLNAI), a cui toccò
il compito di dirigere la guerra partigiana. Il CLN fu un interlocutore
politico dei governi che si formarono nell'Italia liberata dagli Alleati,
collaborando in particolare ai due governi Bonomi del 1944 e al governo
Parri del 1945, che furono emanazione diretta del CLN. Si sciolse al
momento dell'elezione dell'Assemblea costituente (2 giugno 1946).
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Partito della Rifondazione Comunista Circolo "Nunzio Cennamo" Crispano (NA)
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