Antiche città

01-06-04

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Le antiche città

(Geom. Salvatore Giuseppe Savariso)

 

La memoria di queste città, ormai scomparse o dimenticate,  chiarisce meglio il contesto storico dell’agro campano in epoca antica 

NOME

UBICAZIONE

NOTIZIE

Atella

Tra Sant’Arpino (CE), Succivo (CE) Frattaminore (NA) e Orta  (CE)

Di probabili origini osche, conquistata poi dagli Etruschi, appartenne alla confederazione delle città osche capeggiata da Capua.   Nonostante questo carattere, la città mantenne una propria autonomia amministrativa battendo moneta propria con la scritta ADERL.    Di Capua seguì le sorti nel 338 a.C., quando a seguito della conquista romana divenne municipio ed ebbe la cittadinanza senza diritto di voto. Nel 215 a.C., continuando a seguire Capua, si diede ad Annibale.   Per questa sua insubordinazione, nel 211, quando fu riconquistata dai Romani, venne semidistrutta e metà del suo agro confiscato. Parte dei cittadini furono costretti ad esiliare a Calatia e le proprie case vennero invece occupate dai Nocerini che, a loro volta, avevano subito la furia devastatrice dell'esercito di Annibale.    Atella divenne famosa in tutto il mondo antico per un genere teatrale in lingua osca, le Fabulae Atellanae, antichissime farse popolari di carattere buffonesco e osceno.

Calatia

Presso Maddaloni  (CE)

Città ora sepolta, sorgeva poco distante da Maddaloni. Da essa, abbandonata (780 d.C.) a seguito delle incursioni dei Saraceni, si trasferirono alcuni abitanti a Maddaloni e a Casertavecchia. A Calatia già nell'età del rame ci sono tracce di presenze umane.    Nell'età etrusca Calatia venne, probabilmente,  a far parte della dodecapoli con a capo Capua.   Nell'età romana gli Etruschi, sconfitti dai Siracusani, vennero attaccati dai Sanniti così Capua e Calatia diventarono sannite fino a quando non vennero conquistate dal console Caio Giunio Bubulco. Calatia acquistò ancora più importanza nell'età Repubblicana e Imperiale in quanto attraversata dalla via Appia, controllava le vie d'accesso al Sannio.    Durante la seconda guerra sannitica si sa che i Romani si accamparono a Calatia.    Nella seconda guerra punica Calatia si alleò con Annibale ma venne riconquistata e punita dai Romani che la dichiarano cittadina "sine suffragio" cioè senza diritto di voto.   Nel I secolo a.c. cominciò un lento declino della città che giacque ignorata fra paludi e boscaglie per vari secoli.

Cales

Calvi Risorta (CE)

L’antica Cales  occupa un pianoro di quasi 64 ettari nel comune di Calvi Risorta.  

Presumibilmente la fondazione della città risale al X-VIII sec. a.C.  Numerose sono anche le tombe dell'età del ferro (oltre 140) scavate a poca distanza dalla città.     Di sicuro Cales divenne colonia romana nel 334 a.C.     Abbandonata dai Romani dopo la disfatta delle Forche Caudine, venne nuovamente riconquistata nel 315 a.C. Devastata durante la terza guerra sannitica e successivamente durante la seconda guerra punica, subì gravi imposizioni dai Romani a seguito del rifiuto di fornire aiuti a questi ultimi contro Annibale.    Già dal III sec. a.C. la città ebbe una propria moneta.    La decadenza dell'Impero Romano portò ad un ridimensionamento di Cales che però non venne mai completamente abbandonata tanto che nel V sec. d.C. diventò sede vescovile e venne incorporata nel Ducato longobardo di Benevento.

Dicearchia

Pozzuoli (NA)

La città sarebbe stata fondata intorno al 530 a.C. dai Greci  che le diedero il  nome di Dicearchia, un'altra tradizione vuole invece che Dicearchia fosse un porto  dei Cumani.  Dicearchia, il cui nome vuol dire <<La città del giusto governo>>, non è altro che la Pozzuoli Greca mentre quella romana e conosciuta come Puteoli.

Palepolis

Presso Napoli

Palepoli sarebbe stata la colonia più antica dei Cumani, Neapoli quella più recente dei Calcidesi, situata a non molta distanza dall’altra.  Scrittori secondari, e di minore autorità, tramandano invece come Neapoli fosse stata fondata dai Cumani stessi costretti ad abbandonare Palepoli. Il nome originario di Palepoli pare fosse Parthenope.  Strabone dice che fondata dai Rodii, i quali, nella costituzione di Palepoli dovrebbero quindi rappresentare un elemento forse anteriore a quello cumano stesso.       Di Palepolis si sono trovate  testimonianze sulla collina di Pizzofalcone. 

Liternum

Presso Giugliano (NA)

Sorta nel territorio a nord di Cuma, già frequentato in età preistorica e preromana da popolazioni indigene e di stirpe osco-sabellica, Liternum fu fondata nel 194 a.C.,  come colonia marittima presso la sponda sinistra del Lago Patria (la Literna Palus, citata nelle fonti letterarie, dove sfociava l'antico Clanis) ed assegnata a 300 veterani della seconda guerra punica, probabilmente appartenenti all'esercito di P. Cornelio Scipione l'Africano, che vi si rifugiò esule in una villa fortificata e, secondo la tradizione, vi fu sepolto. Al periodo della deduzione coloniare risalgono lo schema urbanistico e l'impianto originario del Foro, riportato in luce nel 1932, con i resti del Capitolium, della Basilica e del Teatro. 

La città ebbe il periodo di massimo sviluppo edilizio ed economico in epoca augustea e soprattutto tra la fine del I ed il II secolo d.C., dopo essere stata collegata con i centri della costa flegrea grazie alla via Domitiana.     In epoca cristiana, con Vulturnum, Cumae e Puteoli, Liternum fu una delle quattro più antiche città campane nelle quali si era propagato il Cristianesimo.     Liternum fu espugnata nel V secolo dai Vandali di Genserico: la popolazione scampata al massacro si spostò verso Giugliano, e Liternum finì con lo spopolarsi scomparendo dalla storia per il progressivo impaludamento del territorio circostante.   Nei primi secoli del Medioevo questo territorio paludoso fu sfruttato solo da cacciatori e da pescatori passò sotto il dominio dei principi longobardi di Capua che concessero il diritto di pesca ai Benedettini di San Lorenzo di Aversa.  Caduti i Longobardi di Capua nel 1121, Giordano II,  conte di Aversa, confermò le concessioni fatte dai suoi predecessori ai vescovi di Aversa: così il lago di Patria e tutta l'area passò alla Mensa vescovile di Aversa che la mantennero, fino al 1860. Dopo questa data il territorio fu ceduto al demanio e quindi a privati.

Sidicum

Presso Teano (CE)

Sidicum  fondata dagli antichi sidicini divenne colonia romana.      Spesso in lotta con i Sanniti e si allearono  con Roma durante le guerre puniche

Sinuessa

Presso Mondragone (CE)

Anticamente chi dal basso Lazio   voleva penetrare nella Campania, sulla Via Appia, incontrava Sinuessa posta sulla spiaggia in una piccola pianura e in un'insenatura del mare.    Questa, detta anticamente Sinope,  fu occupata nell'anno 415 a.C. da Tito Manlio Torquato che combattendo contro  i Sanniti se ne impadronì rendendola città romana.      La città  raggiunse il più alto splendore nel I° secolo d.C. con  l'inaugurazione della strada, la Domitiana.  La scomparsa della città fu dovuta a fenomeni tellurici e maremoti,  questi eventi catastrofici provocarono  inabissamento di Sinuessa.

Suessola

Tra San Felice a Cancello (CE) Arienzo(CE)  e Acerra (NA)

Nell’ambito del suo territorio, nel 338 a.C., fu combattuta la terza battaglia tra Romani e Sanniti.   Onorata, per la sua fedeltà, della cittadinanza romana ed elevata al rango di Municipio, fu dopo la seconda resa di Capua, insieme ad altre città passate per paura con Annibale, declassata a livello di Prefettura, sia pure di ordine superiore.    Risorta circa il 90 a.C., quando da Roma vi fu mandata una colonia, ebbe, giusta un consueto ordinamento, il senato, una nobiltà, una plebe. Fu, insomma, come peraltro si legge in numerose testimonianze marmoree, una Res Publica regolarmente curata da decurioni, duumviri, questori, edili, censori, tribuni, decemviri per l’amministrazione della giustizia, sacerdoti.  Ebbe i suoi templi dislocati, un pò dovunque, nel suo territorio, specie sulle alture;  ebbe teatri, portici, anfiteatri feste, terme ed altre importanti fabbriche.  La città di Suessola rimase colonia romana sino alla caduta dell'Impero ma, sopravvenute poi le invasioni di barbari, subì la stessa sorte delle città vicine. Al tempo dei Longobardi Suessola appartenne al Ducato di Benevento.  La sua fine avvenne nell'anno 879 d.C., quando fu distrutta e data alle fiamme dai Saraceni.

Volturnum

Presso la foce del Volturno

I primi abitanti della piana del Volturno furono gli Opici, i quali nel IX sec. a.C. si insediarono alla foce del fiume Volturno.   Il primitivo insediamento umano, da essi creato, divenne un centro di raccolta e commercio dei prodotti provenienti dal  ricco entroterra capuano, allorquando iniziarono i rapporti commerciali con i  fenici, greci ed etruschi. Questi ultimi, che avevano risalito il fiume Volturno si erano stabiliti intorno al 650 a.C. a Capua, risistemarono Vulturnum, l’insediamento fluviale marittimo degli indigeni, creando un vero e proprio centro di scalo, un porto franco, per l’accumulo e vendita delle merci.     Nel 290 a.C. con la conclusione della terza guerra sannitica  Vulturnum, passò nelle mani dei Romani. Durante la seconda guerra punica la città acquistò grande importanza strategica, quando restò fedele alleata dei Romani, i quali la rinforzarono di nuove e più forti mura per essere da riparo alla flotta romana. Nel 194 a.C. Volturnum divenne colonia.  Volturnum, dopo l’assassinio di Giulio Cesare (44.a.C.), fu coinvolta nelle lotte civili, che si accesero tra Ottaviano Augusto e Sesto Pompeo.   Augusto, diventato imperatore (27 a.C.) vi inviò una nuova colonia di cittadini romani, che favorita dalla pax imperiale, prosperò notevolmente. Il piccolo borgo fortificato si trasformò in una vera e propria urbs, retta da due duunviri e preposta non solo alla difesa militare, ma anche allo sviluppo del territorio circostante e al pacifico svolgimento delle attività commerciali. Il massimo sviluppo la città lo raggiunse nel 95 d.C., quando l’imperatore Domiziano fece costruire una strada lastricata, che poi in suo onore prenderà il nome di  Domiziana e un maestoso ponte sul fiume Volturno, in prossimità dell’abitato di Volturnum.    

 

 

 

Ultimo aggiornamento: 01-06-04