Le
antiche città
(Geom. Salvatore Giuseppe
Savariso)
La memoria di queste
città, ormai scomparse o dimenticate,
chiarisce meglio il contesto storico dell’agro
campano in epoca antica
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NOME
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UBICAZIONE
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NOTIZIE
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Atella
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Tra
Sant’Arpino (CE), Succivo (CE) Frattaminore (NA) e Orta
(CE)
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Di probabili origini
osche, conquistata poi dagli Etruschi, appartenne alla
confederazione delle città osche capeggiata da Capua.
Nonostante questo carattere, la città mantenne una
propria autonomia amministrativa battendo moneta propria
con la scritta ADERL.
Di Capua seguì le sorti nel 338 a.C., quando a
seguito della conquista romana divenne municipio ed ebbe
la cittadinanza senza diritto di voto. Nel 215 a.C.,
continuando a seguire Capua, si diede ad Annibale. Per questa sua insubordinazione, nel 211, quando fu
riconquistata dai Romani, venne semidistrutta e metà del
suo agro confiscato. Parte dei cittadini furono costretti
ad esiliare a Calatia e le proprie case vennero invece
occupate dai Nocerini che, a loro volta, avevano subito la
furia devastatrice dell'esercito di Annibale.
Atella divenne famosa in tutto il mondo antico per
un genere teatrale in lingua osca, le Fabulae Atellanae,
antichissime farse popolari di carattere buffonesco e
osceno.
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Calatia
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Presso
Maddaloni (CE)
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Città ora sepolta, sorgeva poco distante da
Maddaloni. Da essa, abbandonata (780 d.C.) a seguito delle
incursioni dei Saraceni, si trasferirono alcuni abitanti a
Maddaloni e a Casertavecchia. A Calatia già nell'età del
rame ci sono tracce di presenze umane.
Nell'età etrusca Calatia venne, probabilmente,
a far parte della dodecapoli con a capo Capua.
Nell'età romana gli Etruschi, sconfitti dai
Siracusani, vennero attaccati dai Sanniti così Capua e
Calatia diventarono sannite fino a quando non vennero
conquistate dal console Caio Giunio Bubulco. Calatia
acquistò ancora più importanza nell'età Repubblicana e
Imperiale in quanto attraversata dalla via Appia,
controllava le vie d'accesso al Sannio.
Durante la seconda guerra sannitica si sa che i
Romani si accamparono a Calatia.
Nella seconda guerra punica Calatia si alleò con
Annibale ma venne riconquistata e punita dai Romani che la
dichiarano cittadina "sine suffragio" cioè
senza diritto di voto.
Nel I secolo a.c. cominciò un lento declino della
città che giacque ignorata fra paludi e boscaglie per
vari secoli.
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Cales
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Calvi
Risorta (CE)
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L’antica Cales
occupa un pianoro di quasi 64 ettari nel comune di
Calvi Risorta.
Presumibilmente la
fondazione della città risale al X-VIII sec. a.C.
Numerose sono anche le tombe dell'età del ferro
(oltre 140) scavate a poca distanza dalla città.
Di sicuro Cales divenne colonia romana nel 334 a.C.
Abbandonata dai Romani dopo la disfatta delle
Forche Caudine, venne nuovamente riconquistata nel 315
a.C. Devastata durante la terza guerra sannitica e
successivamente durante la seconda guerra punica, subì
gravi imposizioni dai Romani a seguito del rifiuto di
fornire aiuti a questi ultimi contro Annibale.
Già dal III sec. a.C. la città ebbe una propria
moneta. La
decadenza dell'Impero Romano portò ad un
ridimensionamento di Cales che però non venne mai
completamente abbandonata tanto che nel V sec. d.C. diventò
sede vescovile e venne incorporata nel Ducato longobardo
di Benevento.
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Dicearchia
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Pozzuoli
(NA)
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La città sarebbe
stata fondata intorno al 530 a.C. dai Greci
che le diedero il
nome di Dicearchia, un'altra tradizione vuole
invece che Dicearchia fosse un porto
dei Cumani. Dicearchia,
il cui nome vuol dire <<La città del giusto
governo>>, non è altro che la Pozzuoli Greca mentre
quella romana e conosciuta come Puteoli.
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Palepolis
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Presso
Napoli
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Palepoli sarebbe stata
la colonia più antica dei Cumani, Neapoli quella più
recente dei Calcidesi, situata a non molta distanza
dall’altra. Scrittori
secondari, e di minore autorità, tramandano invece come
Neapoli fosse stata fondata dai Cumani stessi costretti ad
abbandonare Palepoli. Il nome originario di Palepoli pare
fosse Parthenope. Strabone dice che fondata dai Rodii, i quali, nella
costituzione di Palepoli dovrebbero quindi rappresentare
un elemento forse anteriore a quello cumano stesso.
Di Palepolis si sono trovate
testimonianze sulla collina di Pizzofalcone.
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Liternum
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Presso
Giugliano (NA)
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Sorta nel territorio a
nord di Cuma, già frequentato in età preistorica e
preromana da popolazioni indigene e di stirpe
osco-sabellica, Liternum fu fondata nel 194 a.C.,
come colonia marittima presso la sponda sinistra
del Lago Patria (la Literna Palus, citata nelle fonti
letterarie, dove sfociava l'antico Clanis) ed assegnata a
300 veterani della seconda guerra punica, probabilmente
appartenenti all'esercito di P. Cornelio Scipione
l'Africano, che vi si rifugiò esule in una villa
fortificata e, secondo la tradizione, vi fu sepolto. Al
periodo della deduzione coloniare risalgono lo schema
urbanistico e l'impianto originario del Foro, riportato in
luce nel 1932, con i resti del Capitolium, della Basilica
e del Teatro.
La città ebbe il
periodo di massimo sviluppo edilizio ed economico in epoca
augustea e soprattutto tra la fine del I ed il II secolo
d.C., dopo essere stata collegata con i centri della costa
flegrea grazie alla via Domitiana.
In epoca cristiana, con Vulturnum, Cumae e Puteoli,
Liternum fu una delle quattro più antiche città campane
nelle quali si era propagato il Cristianesimo.
Liternum fu espugnata nel V secolo dai Vandali di
Genserico: la popolazione scampata al massacro si spostò
verso Giugliano, e Liternum finì con lo spopolarsi
scomparendo dalla storia per il progressivo impaludamento
del territorio circostante.
Nei primi secoli del Medioevo questo territorio
paludoso fu sfruttato solo da cacciatori e da pescatori
passò sotto il dominio dei principi longobardi di Capua
che concessero il diritto di pesca ai Benedettini di San
Lorenzo di Aversa. Caduti i Longobardi di Capua nel 1121, Giordano II,
conte di Aversa, confermò le concessioni fatte dai
suoi predecessori ai vescovi di Aversa: così il lago di
Patria e tutta l'area passò alla Mensa vescovile di
Aversa che la mantennero, fino al 1860. Dopo questa data
il territorio fu ceduto al demanio e quindi a privati.
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Sidicum
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Presso
Teano (CE)
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Sidicum
fondata dagli antichi sidicini divenne colonia
romana.
Spesso in lotta con i Sanniti e si allearono
con Roma durante le guerre puniche
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Sinuessa
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Presso
Mondragone (CE)
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Anticamente chi dal
basso Lazio voleva
penetrare nella Campania, sulla Via Appia, incontrava
Sinuessa posta sulla spiaggia in una piccola pianura e in
un'insenatura del mare.
Questa, detta anticamente Sinope,
fu occupata nell'anno 415 a.C. da Tito Manlio
Torquato che combattendo contro
i Sanniti se ne impadronì rendendola città
romana.
La città raggiunse
il più alto splendore nel I° secolo d.C. con
l'inaugurazione della strada, la Domitiana.
La scomparsa della città fu dovuta a fenomeni
tellurici e maremoti,
questi eventi catastrofici provocarono
inabissamento di Sinuessa.
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Suessola
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Tra
San Felice a Cancello (CE) Arienzo(CE)
e Acerra (NA)
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Nell’ambito del suo territorio, nel 338 a.C., fu
combattuta la terza battaglia tra Romani e Sanniti. Onorata, per la sua fedeltà, della cittadinanza
romana ed elevata al rango di Municipio, fu dopo la
seconda resa di Capua, insieme ad altre città passate per
paura con Annibale, declassata a livello di Prefettura,
sia pure di ordine superiore.
Risorta circa il 90 a.C., quando da Roma vi fu
mandata una colonia, ebbe, giusta un consueto ordinamento,
il senato, una nobiltà, una plebe. Fu, insomma, come
peraltro si legge in numerose testimonianze marmoree, una
Res Publica regolarmente curata da decurioni, duumviri,
questori, edili, censori, tribuni, decemviri per
l’amministrazione della giustizia, sacerdoti.
Ebbe i suoi templi dislocati, un pò dovunque, nel
suo territorio, specie sulle alture; ebbe teatri, portici, anfiteatri feste, terme ed altre
importanti fabbriche.
La
città di Suessola rimase colonia romana sino alla caduta
dell'Impero ma, sopravvenute poi le invasioni di barbari,
subì la stessa sorte delle città vicine. Al tempo dei
Longobardi Suessola appartenne al Ducato di Benevento.
La sua fine avvenne nell'anno 879 d.C., quando fu
distrutta e data alle fiamme dai Saraceni.
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Volturnum
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Presso
la foce del Volturno
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I primi abitanti della
piana del Volturno furono gli Opici, i quali nel IX sec.
a.C. si insediarono alla foce del fiume Volturno.
Il primitivo insediamento umano, da essi creato,
divenne un centro di raccolta e commercio dei prodotti
provenienti dal ricco
entroterra capuano, allorquando iniziarono i rapporti
commerciali con i fenici,
greci ed etruschi. Questi ultimi, che avevano risalito il
fiume Volturno si erano stabiliti intorno al 650 a.C. a
Capua, risistemarono Vulturnum, l’insediamento fluviale
marittimo degli indigeni, creando un vero e proprio centro
di scalo, un porto franco, per l’accumulo e vendita
delle merci.
Nel 290 a.C. con la conclusione della terza guerra
sannitica Vulturnum,
passò nelle mani dei Romani. Durante la seconda guerra
punica la città acquistò grande importanza strategica,
quando restò fedele alleata dei Romani, i quali la
rinforzarono di nuove e più forti mura per essere da
riparo alla flotta romana. Nel 194 a.C. Volturnum divenne
colonia. Volturnum,
dopo l’assassinio di Giulio Cesare (44.a.C.), fu
coinvolta nelle lotte civili, che si accesero tra
Ottaviano Augusto e Sesto Pompeo.
Augusto, diventato imperatore (27 a.C.) vi inviò
una nuova colonia di cittadini romani, che favorita dalla
pax imperiale, prosperò notevolmente. Il piccolo borgo
fortificato si trasformò in una vera e propria urbs,
retta da due duunviri e preposta non solo alla difesa
militare, ma anche allo sviluppo del territorio
circostante e al pacifico svolgimento delle attività
commerciali. Il massimo sviluppo la città lo raggiunse
nel 95 d.C., quando l’imperatore Domiziano fece
costruire una strada lastricata, che poi in suo onore
prenderà il nome di
Domiziana e un maestoso ponte sul fiume Volturno,
in prossimità dell’abitato di Volturnum.
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